martedì 19 novembre 2013

Il web e il declino del Bdsm?


Internet ha rappresentato sicuramente una grande innovazione negli ultimi anni entrando nelle case di tutti come una vera e propria rivoluzione nella vita del singolo. Grazie a internet si è imposto un cambiamento radicale nel mondo lavorativo, ludico, delle informazioni, promozionale e della comunicazione in generale. E' indubbiamente stato un grande aiuto, semplificando la vita di molti e avvicinando le persone. Grazie a internet c'è stato un accesso globale a diverse informazioni, prima appannaggio solo di addetti a specifici settori, e negli stessi settori ha rappresentato uno sdoganamento; chiunque può avere chiarimenti e un'informazione adeguata in ogni campo. Pensiamo per esempio al mondo dell'arte dove un neofita si può avvicinare, apprendendo nozioni base e trucchi dl mestiere seguendo un forum o un tutorial su youtube. Ma tutto questo grande accesso ad informazioni e altro, in un luogo virtuale dove la proprietà privata ed intellettuale non esiste praticamente più costituisce un'arma a doppio taglio. Sembra paradossale ma l'accesso indiscriminato a determinate aree può essere anche deteriore. Per fare un esempio, oggi con internet chiunque può entrare in possesso di programmi per l'home recording (siano essi open e free che craccati), gestendo così una serie di programmi professionali a costo zero che lo mettono in condizione di fare musica da casa. Stupendo si potrebbe dire, un mondo democratico in cui ciò che prima era appannaggio di pochi facoltosi diventa alla portata di tutti. Ma tutto questo ha davvero migliorato il mondo della musica? Non direi. Se prima fare musica era sinonimo di dedizione (gente che lavorara esclusivamente per acquistare un pedale per la chitarra e inseguire il sogno di essere musicista), di sacrifici, spese, oggi chiunque può scaricare una efficacissima pedaliera virtuale. Con la conseguenza che se prima il fare musica era figlia di una "missione" e le etichette investivano più sulla qualità, oggi chiunque può fare musica dalla sua cameretta, magari solo per noia o per provare, con il risultato che le uscite mensili sono decuplicate a discapito della qualità, e oltre le etichette, anche piccole, che investono e vivono anch'esse di sacrifici per dare alla luce un progetto, proliferano netlabel che offrono prodotti gratuiti o a prezzi irrisori dove spesso la qualità lascia a desiderare (ho scaricato l'album di un sedicente pianista giapponese che aveva un tocco imbarazzante e non possedeva alcuna cognizione del concetto di tempo per dirne una).
Anche nel campo dell'informazione bisogna stare in guardia: numerosi sono i blog di controinformazione che però lasciano il tempo che trovano. Così, sempre per fare un esempio, se da un lato è facile trovare un sito di medicina autorevole dove scrivono professori e primari da tutta italia che offrono consulenze con pareri veritieri, dall'altro troviamo siti e blog di pura ciarlataneria che diffondo informazioni errate o pericolose fantasie (la possibilità di curare il cancro col bicarbonato, la negazione dell'esistenza del virus dell'aids).
Cosa c'entra il bdsm con tutto questo? C'entra perchè il bdsm come disciplina ludica o seria che sia, ovviamente ha trovato spazio nella rete. E questo non solo attraverso forum, siti e social network a tema ma anche attraverso i canali più canonici. Per farla breve oggi, una qualsiasi ragazza può autonominarsi mistress e dominante per natura e aprire un profilo Facebook o un blog personale. Fin qui nulla di male. Ma la questione è su l'uso che si fa di questi canali. Tralasciando i profili delle Mistress note ed affermate, che usano Facebook solo come ulteriore vetrina e un modo per creare un punto di contatto con i propri fan (e infatti qui si vedono commenti molto colloquiali e gentili), sposterei l'attenzione sulle mistress fai-da-te.
Innanzitutto la cosa che colpisce per prima è che i profili Facebook di queste ragazze sono per lo più usati per esercitare la dominazione solo attraverso la moneyslavery. Per la stragrande maggioranza l'appellativo usato è Dea. Poche usano nick alternativi come Regina o Domina. Nessuna Mistress (tranne le Mistress così come siamo abituati a vederle). Vi risparmio il copia incolla degli status imperanti, tanto sono tutti uguali, variando dai soliti epiteti come "vermi, cani, coglioni" per poi richiedere la solita ricarica wind, tim, vodafone a seconda del gestore. E' consuetudine leggere quindi status fotocopia "coglioni chi mi fa una ricarica tim?" in una sorta di gara all'accattonaggio. Consuete sono le richieste di bonifici paypal. Le più ardite offrono umiliazioni in cam o vendita di calze e intimo usato. Ho potuto leggere tra i commenti anche uno status in cui la signora in questione chiedeva da ogni contatto €. 50 a fine mese pena l'eliminazione L'impressione che ho avuto è che si guarda a Facebook come una sorta di business per avere soldi facili dove basta mettere la foto di un piede, buttare un insulto e si è ricoperte d'oro. Ma lo si è davvero? A ben guardare i commenti non direi. E' sovente che le stesse si lamentino della poca serietà dei propri contatti che parlano, parlano ma non agiscono mai. "Facebook è uno schifo, gli schiavi seri sono pochi" o ancora "Tutti dicono di essere veri schiavi ma pochi lo sono. Chi non sa viziarmi verrà cancellato"; "Non siete veri schiavi". Il metro di giudizio per testare la veridicità di uno schiavo è quindi il denaro. Chi non paga non può ambire a tale titolo. Che su facebook ci sia una torma di segaioli che sbava dietro foto di piedi e insulti gratuiti e plaude alla dea di turno con commenti tipo "la dea ha sempre ragione. siamo dei coglioni!" è indubbio; che ci sia anche chi gioca a fare il segaiolo prendendo per il culo le dee è altrettanto indubbio. D'altronde chi semina raccoglie.
A volte però tali atteggiamenti sopra le righe si possono riscontare anche in mistress che fanno sessioni e sono abbastanza conosciute (più raramente ma capita).
Visionando i blog le cose non cambiano di molto. La moneyslavery la fa da padrona, ma cosa più curiosa si possono leggere amenità ancora più estreme se vogliamo, con una serie di raccontini e offerte che entrano in maniera prorompente nell'ambito del diritto penale con una disinvoltura quasi disarmante. Una mistress che dice di essere proprietaria di uno schiavo trav che cede a chiunque ne voglia fare uso (anche wc completo) dietro ovviamente compenso che intasca lei. Contattarla sulla sua mail o sul suo cellulare (visibile). O un'altra ancora che (come al solito) non è una money mistress convenzionale, che rapisce le coscienze e con possiamo fare a meno di lei e altre amenità, che si arroga il diritto di ricattare uno schiavo in vista e indietro con i pagamenti, con telefonate alla moglie dello stesso. Quantomeno agghiacciante.
Ora questo è il quadro, desolante a mio avviso, di quello che è parte, ovviamente, del bdsm "sdoganato" in rete. Qualcuno di voi mi potrà dire che questo non è il "vero" bdsm (come se ce ne fosse uno), che queste sono solo ochette in cerca di soldi facili non rappresentative di un'intera comunità (e ci mancherebbe). Ma di fatto ci sono e operano. E magari qualcuna sessiona anche (con tutti i rischi annessi per esempio alla mancanza di igiene dell'attrezzatura, o in una pratica come il trampling eseguita senza alcuna conginizione di causa), partecipa anche a feste a eventi, facendosi conoscere, pensando forse di acquistare in tal modo notorietà e di farsi un nome. E di fatto non si può nascondere che anche questa è una fetta di bdsm che volenti o nolenti è diventata una realtà.
Per fare un esempio culinario, ormai in Italia vi sono migliaia di ristoranti cinesi dal menù a 15€ che propongono le solite portate che sanno tutte di soia fritta. Qualcuno potrebbe obiettare che la vera cucina cinese è altra e che è tutto un altro pianeta. Ma di fatto questi ristoranti sono ovunque e per molti rappresentano la cucina cinese.
Con questo non voglio dire che esiste un bdsm autentico e uno meno veritiero ed è chiaro che alla fine dei conti ognuno lo vive un po' come crede e che alla fine conta ciò che ognuno fa nella propria intimità. Non voglio fare moralismi di sorta ma in ogni caso questa riflessione personale nasce dal fatto che il web ha in qualche modo "distorto" lo spirito del bdsm. E che se per alcuni può essere una nuova frontiera o un nuovo modo di vivere il bdsm, a me sembra un po' un'involuzione che in alcuni casi può portare a pericolose derive (sopra descritte).

2 commenti:

  1. Che rabbia Rain, ho scritto di nuovo mezz'ora per nulla, non me l'ha pubblicato.....
    Ci riproverò, abbi fede :)

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  2. Mmmmh peccato. Fai una cosa, prima di pubblicare copia sempre il messaggio. Ormai ho imparato a farlo visti i continui crash di Facebook

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