Curiosando per la rete, tra negozi e
librerie online, ho scoperto che Mistress Ingrid di Brescia ha
scritto un libro dal titolo "On tour". Il libro è una
biografia che segue l'excursus di domina di uno dei nomi noti del
Bdsm nostrano tra aneddoti, esperienze di vita vissuta e riflessioni
personali.
Il libro è interamente autoprodotto e
acquistabile solo in formato digitale (epub o kindle) al prezzo
irrisorio di € 4,99.
L'autoproduzione è croce e delizia per
gli autori indipendenti e spesso scelta obbligata, visto lo stato in
cui versa l'attuale editoria; di conseguenza il peso di questa scelta
non di rado si fa sentire. La forma e il linguaggio il libro avrebbe
bisogno di maggiori attenzioni e si sente la mancanza di un editor
esperto. Non ho apprezzato molto lo stratagemma letterario usato
dalla scrittrice che spesso si rivolge al lettore come se si
trattasse di un dialogo con un astante.
Diversa la questione sulle esperienze
professionali e di vita che si palesano quantomai variegate e
interessanti. Il libro, chiamandosi appunto On Tour, narra dei
svariati viaggi della dominatrice bresciana in tutto il mondo alla
scoperta del bdsm. Vacanze, a volte anche lavorative, che vanno dalla
giovinezza ai giorni nostri e che cercano di delineare un quadro del
bdsm nel mondo, dagli anni '80 a oggi. New York e le feste fetish,
Parigi, Londra e il torture garden, i Club Domina olandesi e
tedeschi, le feste nostrane, la Thailandia con poco bdsm e tanta
squallida prostituzione, l'Owk.
È indubbio che tale excursus sia
colorato e meritevole di interesse; ed utile anche per ridimensionare
certi miti del bdsm (la Germania e il solito fin troppo idealizzato
Owk). A parte qualche cliché nell'atteggiamento, che ci sta anche
per rimanere nel ruolo, traspare comunque una figura sicura, senza
inutili eccessi, rispettosa dei sacri canoni di sicurezza del bdsm
che invita a riflessioni interessanti. Dopo i primi viaggi in Olanda
e Germania (posti liberi e sicuramente all'avanguardia in Europa ma
anche freddi, e distaccati) è a New York con il confronto con altre
domine non solo amatoriali, che Mistress Ingrid fa dei bilanci. Dopo
aver fatto amicizia con una prodomme statunitense nei cui progetti
futuri c'era trasformarsi "in una semplice vecchia signora,
con la torta di mele sul davanzale e tanti nipotini in giardino.»,
Mistress Ingrid evidenzia che "per una persona come Michelle
(la mistress in questione), che in fin dei conti mi aveva dato
l'impressione di essere rimasta sé stessa fino in fondo, ne avevo
viste moltissime altre che avevano perso la loro identità. Non credo
che fosse dipeso tutto dal BDSM, però non c'era dubbio che qualcuno
avesse creduto così tanto al proprio personaggio di scena da aver
perso di vista la persona che c'era dietro; che qualcun altro si
fosse rifugiato in un dresscode fetish proprio per dimenticarsi della
propria miseria come essere umano; che altri ancora avessero
dimenticato perfino il più comune rispetto che bisognerebbe sempre
avere nei confronti di sé stessi e di tutto il prossimo".
Un rischio davanti al quale nessuna è esclusa: "Ripensandoci
oggi è incredibile quanto fossi ingenua. Non mi vergogno ad
ammettere che il rapidissimo successo che avevo ottenuto sin
dall’inizio come prodomme mi avesse un po’ dato alla testa:
quando non passa momento senza che ci siano decine di uomini (e
donne) che ti venerano come una dea, ti adulano e ti ripetono che
farebbero qualsiasi cosa pur di soddisfarti è difficile tenere i
piedi per terra. È un errore in cui ho visto cadere anche tutte le
altre ragazze che hanno scelto questo mestiere. A un certo punto,
soprattutto all’inizio della carriera, si finisce per credere un
po’ troppo al proprio personaggio e ci si ritiene infallibili, o
per lo meno molto più furbe di chi ci circonda". D'altronde
cosa c'è di meglio di "avere anche un secondo essere umano
che si riduce a svolgere i compiti più ripugnanti pur di compiacerti
– semplicemente perché la tua stessa esistenza esprime un potere
irresistibile su di lui".
Ma c'è altro: la consapevolezza che
alcuni non vivono il bdsm con liberazione e serenità ed è giusto
quindi un approccio diverso (" Fosse stato uno dei miei
masochisti avrei trovato divertente infierire su una frustrazione
simile, ma lui era solo un’anima in pena"); la descrizione
delle emozioni di una pratica (" a quel punto ne percepisco
alla perfezione ogni respiro, ogni battito del cuore, ogni piccola
reazione. Da ciò che mi dicono i miei compagni di giochi la cosa è
quasi reciproca, e in ogni caso io la vivo come un’esperienza che
va al di là del normale incontro di dominazione e perfino al di là
del sesso"); lo sgomento per il bieco sfruttamento minorile
visto in Thailandia (" correre in hotel a fare la doccia più
lunga della mia vita, da cui uscii con la pelle tutta arrossata per
quanto mi avessi cercato di strofinarmi via i ricordi di ciò che
avevo visto. Ancora adesso, scrivendo questo capitolo, ho pianto
quasi quanto quella notte"); riflessioni sul bdsm e sullo
status di sottomesso (" Come dice un caro amico, un
sottomesso full time è tutto sommato un eroe romantico, che ricerca
le sofferenze e le umiliazioni più estreme per compiacere tanto sé
stesso quanto la sua Padrona; Tutto ciò è meraviglioso finché
viene osservato con gli occhi di chi condivide l’amore per queste
cose, ma basta togliere il contesto per rendere quella stessa persona
– come tutti gli eroi - solo un povero idiota, un pazzo da
curare").
E poi il mito Owk, ridimensionato assai
ma con equilibrio, evidenziando il lati positivi ma soprattutto
quelli negativi. Innanzitutto le carceriere non sembrano essere molto
rispettose della sicurezza delle pratiche (" Non era la prima
volta che vedessi un massacro simile, ma davanti a quel corpo
abbandonato e tremante provai più pena che altro, e decisi che non
avrei mai messo in pericolo la salute del mio amico marchiandolo e
lasciandolo nelle mani di quelle esagitate") e questo perchè
"quasi tutte quelle bellissime ragazze erano infatti semplici
studentesse la cui motivazione per trovarsi all’OWK consisteva nel
fatto che fosse un modo poco faticoso per guadagnare ben più che con
un lavoro normale, e senza nemmeno doversi troppo spogliare o fare
sesso con sconosciuti. Ciò significava però che non avessero
nemmeno la minima idea del perché tutti quegli uomini accettassero i
loro maltrattamenti. Il lato positivo, se vogliamo così chiamarlo,
era che in compenso il disprezzo altero che mostravano per gli
schiavi non fosse affatto simulato – e paradossalmente ciò faceva
loro perdonare molti eccessi da parte dei sottomessi".
E ancora circa la trasparenza di questo
"paradiso" del bdsm: "semplicemente, i clienti
sottomessi che giungevano da soli alla Città Nera, senza la
protezione di una Padrona che si prendesse cura di loro, dovevano
lasciare una caparra che comprendeva l’intero periodo e le pratiche
concordate. Se per qualsiasi motivo decidevano di abbandonare il
gioco prima della sua conclusione, quei soldi rimanevano comunque
nelle casse dell’OWK. E che facevano quindi le nostre ragazze?
Logico: infierivano fin dal primo istante sui clienti con una
violenza inaudita, “convincendoli” a scappare – tanto l’incasso
era assicurato lo stesso, e con molto meno impegno!". Tutto
il mondo è paese insomma, altro che le sole ragazzette di facebook.
La corruzione del denaro ha dunque portato al declino la città nera
in quanto "tutte le persone coinvolte condividano almeno a
grandi linee la stessa visione, è chiaro. E purtroppo nel caso
dell’Other World Kingdom col tempo è stato proprio questo a
mancare".... " la passione dei fondatori si è in
qualche modo esaurita.... L’unica cosa sicura è che a un certo
punto l’entusiasmo, la convinzione nella loro visione di un mondo
dominato in tutti i sensi dalle donne, è stata un po’ alla volta
sostituita da compromessi commerciali: il sogno si è trasformato in
lavoro (ingrato, senza dubbio) e la fatica ha preso il sopravvento"
e dunque "la tenuta in Cechia è rimasta attiva solo come set
per i video che hanno continuato a vedere piuttosto bene – almeno
finché quasi tutti gli acquirenti hanno capito di stare guardando
solo una pantomima".
On tour si palesa dunque una piacevole
lettura, destinata ad essere consumata in poco tempo, un
modo per conoscere alcuni retroscena del mondo bdsm e il punto di
vista di una dominatrice di esperienza. Inoltre il prezzo proposto lo
fa diventare certamente un must per gli appassionati del bdsm.
Letto, e riletto, mi è piaciuto, sarà perché tratta argomenti a noi cari, ma mi è piaciuto davvero. Ho conosciuto Mistress Ingrid nei primi anni 2000, si vedeva già allora che aveva le carte in regola per diventare una ProDom. Chiaramente la classe non è acqua...ed in questo mondo parallelo, quando incontri Mistress di questo calibro, vedi che non basta avere una frusta in mano e/o un vestitino in pelle per essere una Dom.... Un devoto inchino e chapeau Mistress Ingrid.
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