lunedì 16 dicembre 2013

Libri: On Tour di Madame Ingrid - autoprodotto









Curiosando per la rete, tra negozi e librerie online, ho scoperto che Mistress Ingrid di Brescia ha scritto un libro dal titolo "On tour". Il libro è una biografia che segue l'excursus di domina di uno dei nomi noti del Bdsm nostrano tra aneddoti, esperienze di vita vissuta e riflessioni personali.
Il libro è interamente autoprodotto e acquistabile solo in formato digitale (epub o kindle) al prezzo irrisorio di € 4,99.
L'autoproduzione è croce e delizia per gli autori indipendenti e spesso scelta obbligata, visto lo stato in cui versa l'attuale editoria; di conseguenza il peso di questa scelta non di rado si fa sentire. La forma e il linguaggio il libro avrebbe bisogno di maggiori attenzioni e si sente la mancanza di un editor esperto. Non ho apprezzato molto lo stratagemma letterario usato dalla scrittrice che spesso si rivolge al lettore come se si trattasse di un dialogo con un astante.
Diversa la questione sulle esperienze professionali e di vita che si palesano quantomai variegate e interessanti. Il libro, chiamandosi appunto On Tour, narra dei svariati viaggi della dominatrice bresciana in tutto il mondo alla scoperta del bdsm. Vacanze, a volte anche lavorative, che vanno dalla giovinezza ai giorni nostri e che cercano di delineare un quadro del bdsm nel mondo, dagli anni '80 a oggi. New York e le feste fetish, Parigi, Londra e il torture garden, i Club Domina olandesi e tedeschi, le feste nostrane, la Thailandia con poco bdsm e tanta squallida prostituzione, l'Owk.
È indubbio che tale excursus sia colorato e meritevole di interesse; ed utile anche per ridimensionare certi miti del bdsm (la Germania e il solito fin troppo idealizzato Owk). A parte qualche cliché nell'atteggiamento, che ci sta anche per rimanere nel ruolo, traspare comunque una figura sicura, senza inutili eccessi, rispettosa dei sacri canoni di sicurezza del bdsm che invita a riflessioni interessanti. Dopo i primi viaggi in Olanda e Germania (posti liberi e sicuramente all'avanguardia in Europa ma anche freddi, e distaccati) è a New York con il confronto con altre domine non solo amatoriali, che Mistress Ingrid fa dei bilanci. Dopo aver fatto amicizia con una prodomme statunitense nei cui progetti futuri c'era trasformarsi "in una semplice vecchia signora, con la torta di mele sul davanzale e tanti nipotini in giardino.», Mistress Ingrid evidenzia che "per una persona come Michelle (la mistress in questione), che in fin dei conti mi aveva dato l'impressione di essere rimasta sé stessa fino in fondo, ne avevo viste moltissime altre che avevano perso la loro identità. Non credo che fosse dipeso tutto dal BDSM, però non c'era dubbio che qualcuno avesse creduto così tanto al proprio personaggio di scena da aver perso di vista la persona che c'era dietro; che qualcun altro si fosse rifugiato in un dresscode fetish proprio per dimenticarsi della propria miseria come essere umano; che altri ancora avessero dimenticato perfino il più comune rispetto che bisognerebbe sempre avere nei confronti di sé stessi e di tutto il prossimo". Un rischio davanti al quale nessuna è esclusa: "Ripensandoci oggi è incredibile quanto fossi ingenua. Non mi vergogno ad ammettere che il rapidissimo successo che avevo ottenuto sin dall’inizio come prodomme mi avesse un po’ dato alla testa: quando non passa momento senza che ci siano decine di uomini (e donne) che ti venerano come una dea, ti adulano e ti ripetono che farebbero qualsiasi cosa pur di soddisfarti è difficile tenere i piedi per terra. È un errore in cui ho visto cadere anche tutte le altre ragazze che hanno scelto questo mestiere. A un certo punto, soprattutto all’inizio della carriera, si finisce per credere un po’ troppo al proprio personaggio e ci si ritiene infallibili, o per lo meno molto più furbe di chi ci circonda". D'altronde cosa c'è di meglio di "avere anche un secondo essere umano che si riduce a svolgere i compiti più ripugnanti pur di compiacerti – semplicemente perché la tua stessa esistenza esprime un potere irresistibile su di lui".
Ma c'è altro: la consapevolezza che alcuni non vivono il bdsm con liberazione e serenità ed è giusto quindi un approccio diverso (" Fosse stato uno dei miei masochisti avrei trovato divertente infierire su una frustrazione simile, ma lui era solo un’anima in pena"); la descrizione delle emozioni di una pratica (" a quel punto ne percepisco alla perfezione ogni respiro, ogni battito del cuore, ogni piccola reazione. Da ciò che mi dicono i miei compagni di giochi la cosa è quasi reciproca, e in ogni caso io la vivo come un’esperienza che va al di là del normale incontro di dominazione e perfino al di là del sesso"); lo sgomento per il bieco sfruttamento minorile visto in Thailandia (" correre in hotel a fare la doccia più lunga della mia vita, da cui uscii con la pelle tutta arrossata per quanto mi avessi cercato di strofinarmi via i ricordi di ciò che avevo visto. Ancora adesso, scrivendo questo capitolo, ho pianto quasi quanto quella notte"); riflessioni sul bdsm e sullo status di sottomesso (" Come dice un caro amico, un sottomesso full time è tutto sommato un eroe romantico, che ricerca le sofferenze e le umiliazioni più estreme per compiacere tanto sé stesso quanto la sua Padrona; Tutto ciò è meraviglioso finché viene osservato con gli occhi di chi condivide l’amore per queste cose, ma basta togliere il contesto per rendere quella stessa persona – come tutti gli eroi - solo un povero idiota, un pazzo da curare").
E poi il mito Owk, ridimensionato assai ma con equilibrio, evidenziando il lati positivi ma soprattutto quelli negativi. Innanzitutto le carceriere non sembrano essere molto rispettose della sicurezza delle pratiche (" Non era la prima volta che vedessi un massacro simile, ma davanti a quel corpo abbandonato e tremante provai più pena che altro, e decisi che non avrei mai messo in pericolo la salute del mio amico marchiandolo e lasciandolo nelle mani di quelle esagitate") e questo perchè "quasi tutte quelle bellissime ragazze erano infatti semplici studentesse la cui motivazione per trovarsi all’OWK consisteva nel fatto che fosse un modo poco faticoso per guadagnare ben più che con un lavoro normale, e senza nemmeno doversi troppo spogliare o fare sesso con sconosciuti. Ciò significava però che non avessero nemmeno la minima idea del perché tutti quegli uomini accettassero i loro maltrattamenti. Il lato positivo, se vogliamo così chiamarlo, era che in compenso il disprezzo altero che mostravano per gli schiavi non fosse affatto simulato – e paradossalmente ciò faceva loro perdonare molti eccessi da parte dei sottomessi".
E ancora circa la trasparenza di questo "paradiso" del bdsm: "semplicemente, i clienti sottomessi che giungevano da soli alla Città Nera, senza la protezione di una Padrona che si prendesse cura di loro, dovevano lasciare una caparra che comprendeva l’intero periodo e le pratiche concordate. Se per qualsiasi motivo decidevano di abbandonare il gioco prima della sua conclusione, quei soldi rimanevano comunque nelle casse dell’OWK. E che facevano quindi le nostre ragazze? Logico: infierivano fin dal primo istante sui clienti con una violenza inaudita, “convincendoli” a scappare – tanto l’incasso era assicurato lo stesso, e con molto meno impegno!". Tutto il mondo è paese insomma, altro che le sole ragazzette di facebook. La corruzione del denaro ha dunque portato al declino la città nera in quanto "tutte le persone coinvolte condividano almeno a grandi linee la stessa visione, è chiaro. E purtroppo nel caso dell’Other World Kingdom col tempo è stato proprio questo a mancare".... " la passione dei fondatori si è in qualche modo esaurita.... L’unica cosa sicura è che a un certo punto l’entusiasmo, la convinzione nella loro visione di un mondo dominato in tutti i sensi dalle donne, è stata un po’ alla volta sostituita da compromessi commerciali: il sogno si è trasformato in lavoro (ingrato, senza dubbio) e la fatica ha preso il sopravvento" e dunque "la tenuta in Cechia è rimasta attiva solo come set per i video che hanno continuato a vedere piuttosto bene – almeno finché quasi tutti gli acquirenti hanno capito di stare guardando solo una pantomima".
On tour si palesa dunque una piacevole lettura, destinata ad essere consumata in poco tempo, un modo per conoscere alcuni retroscena del mondo bdsm e il punto di vista di una dominatrice di esperienza. Inoltre il prezzo proposto lo fa diventare certamente un must per gli appassionati del bdsm.

1 commento:

  1. Letto, e riletto, mi è piaciuto, sarà perché tratta argomenti a noi cari, ma mi è piaciuto davvero. Ho conosciuto Mistress Ingrid nei primi anni 2000, si vedeva già allora che aveva le carte in regola per diventare una ProDom. Chiaramente la classe non è acqua...ed in questo mondo parallelo, quando incontri Mistress di questo calibro, vedi che non basta avere una frusta in mano e/o un vestitino in pelle per essere una Dom.... Un devoto inchino e chapeau Mistress Ingrid.

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