tag:blogger.com,1999:blog-72559100336685486762024-03-20T00:40:37.166-07:00Letters from SubspacePensieri in libertà sul BDSMRainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.comBlogger11125truetag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-60400658309937041652014-03-04T07:50:00.000-08:002014-03-04T07:50:34.634-08:00Domnosis<div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5fX_X1hFpwmwZut3JkbV85e2Q5lMnDgd-_861G9s7575VNiKiWWnOZom5EpFmZgw1GJOV1n7k2uLZuiP0T_65TAn77Aph1dSvuvm0x7jvB9DshIWwTtDgxoZPQfBt6RQBXJVEMfnK6-fc/s640/blogger-image--2053078897.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5fX_X1hFpwmwZut3JkbV85e2Q5lMnDgd-_861G9s7575VNiKiWWnOZom5EpFmZgw1GJOV1n7k2uLZuiP0T_65TAn77Aph1dSvuvm0x7jvB9DshIWwTtDgxoZPQfBt6RQBXJVEMfnK6-fc/s640/blogger-image--2053078897.jpg" /></a></div>
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Negli ultimi tempi sta prendendo piede tra le pratiche bdsm, quella della domnosis. Nata, come spesso accadde, negli Stati Uniti, la domnosis si sta diffondendo anche nei paesi europei e timidamente anche in Italia. Nello specifico la domnosis consta in un'applicazione delle pratiche ipnotiche in un contesto bdsm al fine di far intraprendere al sottomesso un viaggio mentale nei meandri della propria psiche e della propria emozionalità, suscitando delle sollecitazioni tali da rendere, nelle aspettative, più profonda e penetrante l'esperienza bdsm. Ovviamente il corredo di pratiche annesse non è distante da quello di una normale sessione: umiliazioni, torture, moneyslavery (come potrebbe mancare!), ordini di varia natura.<br />
La domnosis trova per lo più applicazione in una dominazione a distanza. Una nuova trovata per ampliare il parco pratiche delle prodommes e incuriosire il cliente in cerca di nuove emozioni; quindi lo scenario più ricorrente è quello della dominazione via webcam ma le più scafate hanno pensato bene di mettere a disposizione file "ipnotici" acquistabili presso i propri siti per avere con sè sempre a portata di mano, la propria Mistress preferita racchiusa in un hard disk. Ecco così video su misura o mp3 con la voce della dominante, con prezzi e durata variabile. Una nuova forma di marketing che probabilmente ha la sua fetta di mercato alla quale le dominatrici di oltreoceano ed europee si stanno adeguando e stanno sperimentando (Princess Angel, Evilena, Mesmerizing Goddess River, Lady Radiance tanto per fare qualche nome). Ovviamente il virtuale non è il solo ed esclusivo campo di applicazione dell'ipnosi ma ben si può adattare e praticare in una sessione reale, cosa che peraltro spesso accade (almeno a giudicare dalle testimonianze di chi si dichiara seguace di tale pratica). Quanto ci sia di ipnosi, quanto di suggestione e quanto di pura ciarlataneria, difficile dirlo e la cosa andrebbe valutata caso per caso.<br />
Ma al di là delle mere supposizioni, ci si chiede quanto sia in realtà applicabile e opportuno abbinare l'ipnosi al bdsm?<br />
Occorre a questo punto fare un passo indietro e spendere due parole sull'ipnosi.<br />
È bene chiarire che l'ipnosi non è una pratica di pura fantasia ma trova reali applicazioni nella realtà essendo ben lontana dalle macchiette da cartone animato o dai poteri dei prestigiatori televisivi che ammaliano chi è di fronte con un semplice "a me gli occhi!". Infatti l'ambito di applicazione più frequente dell'ipnosi è in ambito medico e psicologico.<br />
Tecnicamente l'ipnosi è un vuoto di potere creato a livello del sistema nervoso nel soggetto; su tale vuoto di potere si inserisce la volontà dell’operatore per conseguire gli effetti terapeutici richiesti.<br />
Cenni dell'ipnosi si possono rinvenire nella Bibbia e in Paracelso ("<i>l'anima è la sorgente, l'immaginazione lo strumento, il corpo il materiale plastico") tanto è antica tale pratica ma l'utilizzo noto più vicino alle nostre concezioni, risale al 1843 quando un</i> oculista inglese si accorse che facendo roteare un oggetto luminoso a 20cm dagli occhi di un paziente, quest'ultimo reagiva con dei movimenti delle palpebre riscontrando uno stato simile al sonno.<br />
L'evoluzione dell'ipnosi ha fatto si che essa sia largamente utilizzata in ambito psichiatrico e psicologico. Milton H. Erikson definiva l'ipnosi "<i>un processo mediante il quale aiutiamo le persone a utilizzare le loro associazioni mentali, ricordi e potenzialità vitali per raggiungere il proprio scopo terapeutico. Il terapeuta agisce dunque, sollecitando emozioni, ricordi amplificando qualità e potenzialità del paziente portandolo in uno stato di trance</i>". Come dice il Dr. Marco Mozzoni (da leggere per approfondire sono i suoi articoli su medicitalia e sul suo sito) "<i>è il paziente stesso a ritrovare esperienze e abilità mentali personali utili a raggiungere fini terapeutici. In questo contesto il terapeuta ha il ruolo di facilitatore dell'esperienza della trance</i>".<br />
Tanto è penetrante il potere dell'ipnosi di incidere sull'inconscio e risolvere problemi di tipo psicologico, quanto è enorme il suo potere di agire sul sistema nervoso al punto tale da influire sulla ricezione del dolore. Basti pensare che sempre più spesso in chirurgia l'ipnosi viene usata sui pazienti che denotano gravi intolleranze e allergie agli anestetici. Se correttamente attuata l'ipnosi ha efficacia al pari di un analgesico tradizionale nel controllo del dolore e in tal modo è stato possibile effettuare numerosi interventi senza che il paziente accusasse il minimo dolore.<br />
A questo punto, avendo chiara la potenzialità di tale pratica è il caso di ritornare alla domanda posta, ovvero l'opportunità di accostare l'ipnosi al bdsm.<br />
Ci si spende spesso a ribadire le regole del Ssc e l'importanza della collaborazione tra Dom e sub circa l'interpretazione delle reazioni dell'altro e della piena coscienza del proprio stato psichico e fisico. Appare evidente che qualora una trance ipnotica andasse a buon fine si altererebbe per non dire azzererebbe la soglia del dolore del sottomesso il quale non avrebbe più contezza e la percezione dei suoi limiti, del suo stato psichico, del dolore, di eventuali difficoltà. Dall'altro lato il dominante non avrebbe più alcuna informazione utile per decifrare le reazioni del sottomesso e il suo effettivo livello di sopportazione. Il pericolo di un tale scenario appare evidente. Non ci sarebbe più alcuna safeword nè sicurezza alcuna. Questo sul piano fisico, cosa certamente importantissima per non ledere l'integrità del bottom. Ma i risvolti potrebbero essere dirompenti anche sul lato psichico. Si potrebbero andare a intaccare delicati ambiti dell'inconscio di un individuo che potrebbero comportare strascichi lesivi dell'integrità psichica. Senza contare il danno che potrebbe derivare da chi userebbe l'ipnosi per amplificare la portata (già di per sè altamente pericolosa) della moneyslavery o persino come arma di ricatto.<br />
La cosa pare infatti non convincere nemmeno i più navigati. Come Fulvio Brumatti, "militante" del bdsm e storico organizzatore di feste a tema: "<i>Per quel che concerne l’aspetto dell’ipnosi, ho l’impressione che non faccia concettualmente parte del mondo SM, e comunque in Italia questo fenomeno non esiste (ancora). Se l’ipnosi serve per convincere una persona a sottoporsi a castighi, umiliazioni e legature, contravviene alla regola del consenso che sta alla base di questo tipo di giochi. Inoltre è noto che una persona ipnotizzata fa ciò che dice l’ipnotista solo se l’azione suggerita non contrasta con i suoi principi morali. Certo si può obiettare che un abile ipnotista potrebbe alterare la realtà percepita dal soggetto e fargli cambiare idea. Così una donna che non si spoglierebbe mai di fronte all’ipnotista, magari acconsente se lui le fa credere di essere in un ambulatorio medico. Insomma, è uno scenario troppo rischioso e difficile da gestire fuori da una sede terapeutica, io parere. Se invece parliamo di ipnosi come di uno strumento utile per effettuare un viaggio mentale, forse è uno stato di coscienza in cui una persona può scoprire meglio i propri limiti e i propri gusti. Mi chiedo però se avrebbe senso che qualcuno mi ipnotizzasse per farmi provare il piacere di un’aragosta mentre poi nella realtà addento un panino al formaggio</i>" (da Corriere della sera).<br />
Insomma, probabilmente una nuova deriva di cui il bdsm, già abbastanza minato da fin troppa gente che attenta alle sue fondamenta, non aveva certo bisogno.<br />
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Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-53429565314647329462014-02-13T02:57:00.000-08:002014-02-13T03:05:48.953-08:00Libri: Peccati Originali di Ayzad e intervista con l'autore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimKjN-CGTNLdxQiEbWYTzXwM9WyhV997JRnzcuOZmdLWLPwmsaQdZid6tFVDNt4GYFOAOTvA7O10ojkpHx9xyLjv44IVbQPem2C3bXrmv4wlvkOg-TboAOeIQaNyHq1Lnewh0Oa8PJUZmJ/s1600/peccatioriginalicovergrande2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimKjN-CGTNLdxQiEbWYTzXwM9WyhV997JRnzcuOZmdLWLPwmsaQdZid6tFVDNt4GYFOAOTvA7O10ojkpHx9xyLjv44IVbQPem2C3bXrmv4wlvkOg-TboAOeIQaNyHq1Lnewh0Oa8PJUZmJ/s1600/peccatioriginalicovergrande2.jpg" height="320" width="239" /></a></div>
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<span style="color: white;"><span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11.0pt;"><a href="http://www.ayzad.com/it/" target="_blank">Ayzad</a> non ha bisogno di troppe presentazioni. Il "giornalista, scrittore e divulgatore di sessualità alternative" ha conquistato la propria notorietà nel mondo bdsm grazie ai suoi articoli, i suoi scritti e i suoi libri <i>XXX - Il dizionario del sesso insolito</i> ma sopratutto <i>BDSM - Guida per esploratori dell'erotismo estremo</i>, vero e proprio monumento e summa del sadomasochismo. Ora l'autore della "Bibbia" del bdsm si dedica alla narrativa senza dimenticare la tematica che ha contribuito alla sua fama, che lo appassiona e di cui è realmente esperto e che fa da sfondo alla vicenda. <i>Peccati Originali</i> inizia nel più classico dei modi per un giallo, ovvero una morte su cui indagare. La contessa Baio (<i>la contessa delle lacrime</i>) appartenente all'alta borghesia e assidua praticante di bdsm alquanto estremo, viene trova morta avvinghiata tra corde legate ad arte lasciando pensare a una sorta di suicidio catartico. In tal caso però la compagnia assicurativa non pagherebbe l'indennizzo dovuto dall'assicurazione sulla vita. È così che la figlia Letizia, giovane e rampante ereditiera, decide di vederci chiaro, nella speranza di poter avere quantomeno un risarcimento monetario, più che per amore di verità per la morte di una madre assente. E per fare questo decide di ingaggiare Ayzad, il più noto esponente di bdsm, per far luce sulla vicenda e accertare la veridicità del decesso. L'autore decide quindi che il protagonista sia impersonato da sè stesso, romanzandone ovviamente la figura e connotandola di quelle caratteristiche che ben si sposano con l'impianto noir ma consentendogli così di raccontare in maniera trasparente e quanto più sincera un mondo che anche nella realtà conosce bene. <i>Peccati Originali</i> dunque ha la struttura di un giallo classico che predilige all'azione adrenalinica, all'alta tensione e al dettaglio morboso, la fase di indagine, di dialogo, di caccia al particolare nascosto e risolutivo, dell'intrigo nascosto, del colpo di scena e che vede una rassegna di personaggi che colorano la vicenda, ognuno dei quali in qualche modo dà il contributo per la risoluzione della stessa. Ma vi è di più in <i>Peccati Originali</i>. La trama noir è un modo anche (e forse sopratutto) per raccontare quello che è il mondo bdsm che apparentemente fa da sfondo alla vicenda ma che è in realtà è il protagonista. Ne viene fuori così un quadro completo e senza sconti che cerca di essere quanto più rappresentativo di una molteplicità di modi di essere e di umanità che costella questo ambiente. Così accanto a personaggi divertiti, dalla sessualità appagata, con una forte etica nel praticare bdsm e anche sentimenti amorevoli e passionali (la coppia omosessuale che celebra la cerimonia del collare nel privè di ua festa) vi è anche una rassegna umana di esaltati, psicotici, gente che tradisce il dettato bdsm e del Ssc e altri sopra le righe e pittoreschi. Ayzad a tratti interrompe il narrato per descrivere parallelamente dei quadretti di vita bdsm divertendosi a prendere in giro i protagonisti o raccontarne delle scelte, come la storia di Stefano il master esaltato formatosi “all'accademia” di internet o Lady Myrta giovane Mistress appassionata e interessata a monetizzare la sua passione incontrandosi/scontrandosi con la realtà del prodomming. Accanto a questi ve ne sono altri che danno colore al racconto, come Jazz, il suo informatore, paralizzato su una sedia a rotelle e sfigurato da un incidente o Mistress Lene, personaggio talmente sopra le righe, il cui timore riverenziale viene subito anche dal protagonista. E sullo sfondo di tutto questo il continuo conflitto tra Letizia, l'emblema di una borghesia che ripudia e giudica come perversi i giochi praticati dal suo consulente e lo stesso che tenta di mitigare i suoi convincimenti moralisti. Ma vi è anche per Ayzad il rifugio da questo turbine di eventi ovvero il calore del rapporto con la sua compagna/schiava Cristina descritto quasi con delicatezza e senza mai scendere in dettagli erotici, vuoi per una sorta di rispetto dell'intimità di tale relazione vuoi per dimostrare che un rapporto D/s di coppia nei suoi sentimenti e nella sua quotidianità non è poi così distante da quella di una coppia vanilla.<br />Ayzad inoltre non perde occasione di inserire nel romanzo, dettagli tecnici su pratiche e modalità di espletamento delle stesse, incastrandoli con gli eventi così da non appesantire la narrazione e illustrando al contempo che il bdsm non è violenza gratuita ma consta di una preparazione che permette di viverlo in sicurezza.<br /><i>Peccati Originali</i> è dunque un ottimo esempio di come un romanzo possa avvincere il lettore grazie alla sua struttura noir ma allo stesso tempo descrivere un mondo variegato senza fronzoli e senza incappare nei triti clichè a cui troppo spesso si è stati abituati.<br /><br />P.s. La nuova versione di <i>Peccati Originali</i>, riveduta e corretta e con l'aggiunta della mini guida <i>Nessuna sfumatura di grigio – Che cos’è davvero il BDSM</i>, nero su bianco la si può trovare <a href="http://www.ayzad.com/it/i-miei-libri/peccati-originali/" target="_blank">a questo link</a> dove è possibile scaricare gratuitamente l'anteprima in pdf e procedere all'acquisto del libro in formato digitale sia in versione epub per ebook reader generici, che mobi per il kindle a soli € 3,99. Un ottimo motivo in più per la lettura. <br /><br />Abbiamo inoltre contattato Ayzad, dopo la lettura del libro, per saperne di più del suo romanzo e approfondire alcuni aspetti dello stesso. Ringraziamo l'autore per la sua cortesia e la sua enorme disponibilità nel rispondere a questa breve intervista.<br /><br /><br /><b>Rainforest: Il romanzo si propone di illustrare il panorama BDSM italiano scegliendo la via della narrativa noir. Come mai questa scelta? Una passione anche per il noir o è un genere che prestava il destro a descrivere bene questo mondo? E come mai la scelta di essere lei stesso il protagonista?</b><br /><br /><b>Ayzad:</b> <i>Il genere è stato scelto in base a vari motivi. Il più importante è stato trovare una forma narrativa che risultasse intrigante anche per quei lettori non particolarmente appassionati di BDSM; il noir inoltre è un filone nato apposta per raccontare cosa accada dietro le quinte del mondo “borghese” presentato dai mass media. Infine, quando ho terminato di scrivere il romanzo mi sono accorto del forte sottotesto di critica sociale che ne traspariva benché inserirlo non fosse stato fra i miei obiettivi consci: il fatto che anche questo sia un elemento tipico dei noir mi fa pensare che, a conti fatti, sia stata una scelta quasi obbligata.<br />Come confesso nella prefazione, anche scegliere il protagonista è stato inevitabile. Perché la storia funzionasse doveva necessariamente avere una serie di caratteristiche in comune con me, e mi sembrava meschino inventarsi qualcuno che mi assomigliasse tanto ma poi avesse un nome diverso. C’è da dire anche che, per fortuna, l’Ayzad-personaggio ha una vita e un carattere di gran lunga peggiori di quelli di Ayzad-scrittore: se facessi davvero quell’esistenza sarebbe davvero tragico! </i><br /><br /><b>R: Nel romanzo descrive il mondo bdsm italiano senza indulgenze e in maniera obiettiva. Così oltre gli aspetti positivi vengono in evidenza anche quelli negativi o comunque realistici nella loro crudezza: penso alla presa in giro di Stefano il masterone convinto tanto da risultare una figura patetica; l'ingresso di Lady Myrta nel mondo del prodomming e il cozzare delle sue illusioni con la realtà difficile, sino ad arrivare a figure di veri e propri psicotici come l'internauta fiorentino. Ma penso anche a Jazz o Lene figure al limite, senza dubbio romanzate e grottesche che però vengono descritte con una sorta di bonarietà. Una scelta di sincerità e di parlare di questo mondo senza peli sulla lingua?</b><br /><br /><b>A:</b> <i>Per come la vedo io, la sincerità con se stessi e con gli altri è il valore fondante della cultura BDSM. Per questo e per la mia formazione giornalistica mi è sembrato naturale raccontare tanto i lati nobili di questo ambiente quanto quelli meno eleganti ma comunque presenti. Le fantasie idealizzate sono affascinanti, ma credo ci sia ancora più bellezza nel saper apprezzare la realtà delle cose.</i><br /><br /><b>R: Nel romanzo coglie l'occasione per descrivere nel dettaglio alcune pratiche e le modalità di eseguirle in sicurezza (penso su tutte alla descrizione dei lubrificanti per la penetrazione e il breve cenno sulle iniezioni saline). È un modo per far capire al lettore inesperto o profano di questo ambiente che il sadomaso non è la macchietta descritta da alcuni film o violenza gratuita ma c'è un'etica e un modo sicuro di praticarlo con esempi concreti?</b><br /><br /><b>A:</b> <i>Sì, questi sono alcuni aspetti della cosa. Quella digressione sui lubrificanti, però, è così lunga per altre ragioni. Ciò che ho cercato di trasmettere è, da una parte, la complessità delle competenze tecniche richieste anche per un gesto apparentemente semplice – e dall’altra quanto possa avere aspetti tediosi e alienanti il mestiere di esperto di sesso insolito… proprio come qualsiasi altro lavoro “normale”.</i><br /><br /><b>R: La scelta che il protagonista sia impersonato da lei stesso mi fa pensare che inevitabilmente qualche piccolo riferimento alla sua vita reale ci sia. A tale proposito penso al rapporto con la compagna/schiava Cristina. Ho notato che non entra mai nel dettaglio del vostro vissuto bdsm, mai un riferimento a pratiche ma anzi il rapporto appare come un normalissimo rapporto sovrapponibile a quello vanilla. Una scelta di rispetto verso questo rapporto o anche un modo di far capire che una relazione D/s non è scevra da sentimenti o dalla quotidianità comune a tutte le coppie?</b><br /><br /><b>A:</b> <i>Una cosa cui tenevo molto era mostrare la realtà di una relazione BDSM cosiddetta 24/7. Tutti la immaginano come una specie di fumetto porno continuo, mentre ovviamente le cose devono essere gestite con modalità compatibili alla vita quotidiana e alle esigenze emotive di veri esseri umani. Come dicevo prima personaggio e autore non sono del tutto sovrapponibili, quindi il non mostrare scene di sesso o gioco BDSM con quel protagonista non è stata questione di pudore, ma semplicemente una scelta dettata dalla constatazione che per leggere quel genere di cose ci sono già tanti altri libri e siti. </i><br /><br />Grazie mille ad Ayzad e attendiamo quindi l'annunciato seguito del romanzo, come ogni noir che si rispetti, che si intitolerà <i>Carne Cruda</i>, un nuovo giallo che si addentrerà nei meandri del sadomasochismo patologico.</span></span>Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-87916216066416441302014-01-28T11:49:00.001-08:002014-01-29T03:20:59.307-08:00Il dolore nella religione e nel bdsm: delle curiose connessioni<div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB3Ep5j6FZMGdAZEFhr_WSsqEWuP-w4l4vNregZIbiMbEg0cgzPgl-tjRHjgsAg4RWj0Uaaz6fOSeFSApvOmBE9caOyb7BX4UIQmSBp22jnh_MISfAoOEPJCgmfjroVcB2s_zEzrTmw5Bc/s640/blogger-image--278503430.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB3Ep5j6FZMGdAZEFhr_WSsqEWuP-w4l4vNregZIbiMbEg0cgzPgl-tjRHjgsAg4RWj0Uaaz6fOSeFSApvOmBE9caOyb7BX4UIQmSBp22jnh_MISfAoOEPJCgmfjroVcB2s_zEzrTmw5Bc/s640/blogger-image--278503430.jpg" /></a></div>
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Delle connessioni tra la spiritualità e bdsm se ne è già parlato <a href="http://lettersfromsubspace.blogspot.it/2013/11/spiritualita-e-bdsm.html">qui</a>. L'argomento però presta il destro a interessanti sviluppi e a connessioni più specifiche con le religioni.</div>
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Nella storia dell'umanità il dolore è stato un argomento cardine e trattato da ogni disciplina sia essa filosofica che religiosa. Sin dall'antichità l'uomo ha capito e si è interessato alla connessione esistente tra il dolore e il piacere ma diversi sono stati gli approcci a tale tematica come diverse le conclusioni delle varie scuole di pensiero.</div>
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Sin nell'antica Grecia il rapporto tra dolore e piacere fu oggetto di interesse tra i filosofi; dalla necessaria conoscenza dell'uno per poter aprrezzare l'altro, teorizzata da Eraclito, all'analisi di Socrate che vedeva un'indissolubile connessione tra il dolore e il piacere. Tale pensiero fu ripreso da Platone nel Fedone, riportando un pensiero di Socrate stesso: “<i>Come sembra strana, o amici, questa cosa che gli uomini chiamano piacere; e come meravigliosamente si trova per natura in rapporto con quello che appare il suo contrario: il dolore! Questi contemporaneamente così non vogliono trovarsi insieme nell’uomo, ma d’altra parte, se una persona insegue e prende l’uno, presso a poco è sempre costretta a prendere anche l’altro, come se fossero attaccati ad una stessa cima, pur essendo due. E a me sembra”, disse, “che se Esopo avesse riflettuto su questo, avrebbe inventato una storia, [dicendo] che il dio volendo riconciliare questi in guerra, poiché non ci riusciva, legò fra loro i capi ad uno stesso punto, e per questo motivo, quando ad uno si presenta uno dei due, subito dopo viene dietro anche l’altro. Come appunto sembra [sia successo] anche a me, dopo che nella gamba c’era il dolore a causa della catena, sembra che venga, tenendo dietro, il piacere</i>”. Altri filosofi greci (stoici ed epicurei ad esempio) in seguito torneranno sull'argomento, ponendo per lo più l'accento sul controllo dell'uomo sul dolore al fine di raggiungere il dominio di sé e uno stato di serenità denominato, a seconda delle scuole di pensiero aponia (assenza di dolore nel corpo), atarassia (assenza di turbamenti nell'animo) o apatia (assenza di passioni).</div>
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Il dominio del dolore e il raggiungimento dell'elevazione fu il fulcro del pensiero buddhista il quale individuava come origine del dolore la presenza di passioni e desideri. Quindi il dolore non aveva un'origine divina ma nasceva all'interno dell'uomo e dalla sua ricerca della felicità attraverso ciò che è materiale e transitorio. Solo attraverso la meditazione e il nirvana è possibile abbandonare la vacuità della realtà ed elevarsi raggiungendo il nirhoda ovvero la cessazione del dolore.</div>
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Diversamente da molte altre religioni invece l'Islam non contempla il dolore (in arabo âlam) come un sentimento necessario all'elevazione spirituale né all'espiazione. Il dolore per l'Islam è solo un mezzo, ciò che ci avvisa di un pericolo, una malattia, una disfunzione e permette la sua individuazione e cura. Nel Corano il dolore non ha una funzione attraverso la quale raggiungere la redenzione né è stato dato all'umanità per la tribolazione (20ª1-8). La sopportazione dello stesso non serve all'espiazione né costituisce una via per il raggiungimento del Paradiso che invece viene attribuito per i meriti operati sulla terra attraverso le proprie azioni, lo sforzo (Jihad) di dominare e gestire le proprie passioni (45ª28: il giorno ultimo ogni comunità sarà convocata davanti al suo Libro: "<i>Oggi sarete retribuiti per le vostre azioni. Quindi: Non per la vostra religione!</i>"). Solo Dio ha il potere di redimere, non l'uomo attraverso la ricerca e la sopportazione della sofferenza.</div>
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Diametralmente opposto è invece il rapporto col dolore nel cristianesimo. Il dolore è indissolubilmente legato alla passione di Cristo, alla sua flagellazione prima e al martirio sulla croce poi. Nel cristianesimo l'accettazione supina del dolore è un ripercorrere il calvario di Cristo, da accettare con “gioia” (come affermato da Papa Francesco nella messa del maggio 2013 nella Casa Santa Marta) e condizione necessaria all'espiazione dei propri peccati per la conquista della redenzione ma anche atto da offrire con amore al Signore. Il concetto di espiazione e di dono della sofferenza si è sicuramente rafforzato dopo la venuta di Cristo ma è bene tener presente che rappresentava comunque un punto cardine già nell'Antico Testamento. Scrive Geremia: “<i>Così mi ha detto il Signore: fatti delle catene e dei gioghi, e mettiteli sul collo</i>” (Ger. 27, 2).</div>
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È quest'ultimo uno degli aspetti più interessanti che paradossalmente presenta punti in comune con certi modi di vivere il bdsm. Ciò che caratterizza numerosi rapporti D/s o 24/7 è, oltre l'appartenenza, la dedizione che il sottomesso/a riserva per il dominante caratterizzato da un percorso di evoluzione masochistica finalizzato al continuo superamento dei propri limiti per l'appagamento fisico e mentale del Padrone/a. La sofferenza a cui ci sottopone è quindi una sopportazione per il piacere del dominante che viene vissuta come un dono che si fa al dominante stesso. Ricorre infatti nel gergo bdsm il verbo “donarsi” come atto di abbandono nelle mani di chi esercita il potere sul sottomesso/a, quasi fosse un dono delle proprie sofferenze e prove al fine di creare un'unione tra le due parti in gioco che si completano attraverso il sadismo e il dolore sopportato. Molto spesso infatti si parla di tale unione come qualcosa di catartico e mistico che va ben oltre i canoni consueti dell'erotismo.</div>
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D'altro canto simili sono gli strumenti per il raggiungimento di tale finalità: dalle fruste, ai flagelli, ai cilici di corde, alla croce di Sant' Andrea (classica croce a X conosciuta anche come croce decussata utilizzata per il martirio dell'Apostolo e da lui stesso scelta). Tutti strumenti poi mutuati dal Bdsm.</div>
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Gli episodi di espiazione ed estasi mistica attraverso il dolore sono svariati e sono una costante del cristianesimo. I Flagellanti ad esempio furono un ordine cattolico dedito all'autoflagellazione pubblica in segno di penitenza, e la medesima tecnica du poi adoperata in seguito da altri ordini religiosi come i camaldolesi, i cluniacensi e i francescani.</div>
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Altri esempi di delirio mistico raggiunto attraverso il dolore possiamo rinvenirli in una dichiarazione forte di appartenenza di Santa Maria Alacoque la quale fu avvicinata da Cristo con le parole "<i>lascia che ti usi a mio piacimento perché ogni cosa va fatta a suo tempo. Adesso voglio che tu sia l'oggetto del mio amore, abbandonata alle mie volontà senza resistenze da parte tua, in modo che possa godere di te</i>". A fronte di tale passione non risulta difficile pensare con quanto trasporto i beati vivessero il dono dell'espiazione, spesso inseguita e cercata morbosamente. Si legge nell'autobiografia di Santa Guyon "<i>arrivavo a possedere Gesù non nella maniera cosiddetta spirituale, attraverso il pensiero, ma in un modo così tangibile da sentire la partecipazione del corpo nella maniera più reale. Dopo tali peccati per mortificarmi il corpo leccavo gli sputi più schifosi, mettevo sassolini nelle scarpe, mi facevo cavare i denti anche se erano sani</i>". </div>
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Di fronte a tale letture non è difficile cogliere le connessioni con il masochismo tanto che il Dottor Murisier nel suo libro "Malattie del Sentimento Religioso" dimostra come "<i>L'attaccamento dei mistici a Dio, a Gesù Cristo e alla Beata Vergine, sia impregnato di un amore estremamente sensuale</i>".</div>
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Oviamente, come si è letto, il conseguimento della propria elevazione spirituale non passa eclusivamente attraverso il dolore fisico ma anche con la mortificazione dello spirito e l'umiliazione. Ad esempio nelle lamentazioni possiamo leggere: “<i>Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché Egli glielo impone. Ponga nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza. Porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni” (Lam. 3,28-30). A ben leggere un'immagine nemmeno troppo lontana da un </i>ipotetico scenario da sessione.</div>
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Ma ancora leggiamo in San Paolo in una lettera ai Corinzi: “(...) <i>anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato</i>” (1Co. 9,27).</div>
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Al di là di ogni stretta connessione tra il dolore e la religione, vi è chi ha teorizzato l'utilizzo del sofferenza non tanto per glorificare una divinità in particolare ma sicuramente come percorso mistico. Si tratta di Fakir Musafar un americano che ha mutuato il suo nome da un fachiro indiano vissuto nel XIX secolo che ha mortificato il suo corpo per 18 anni attarverso l'inserimento nel proprio corpo di lame e lance al fine di sondare i limiti del proprio corpo e della sua psiche.</div>
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Fakir divenne il capo spirituale del movimento dei Modern Primitives, la cui finalità era quella di esplorare il proprio corpo attraverso modificazioni corporali e mutilazioni riprese dalle ritualistiche delle popolazioni primitive con lo scopo di provare il dolore sulla propria pelle per evocare un'estasi mistica. Per Fakir il nostro corpo è una creazione della natura che se lasciato nello stato originario cessa di essere una nostra proprietà e quindi solo attraverso il dolore e la manipolazione ci si può riappropriare di esso. Il pensiero di Musafar può essere riassunto nelle sue parole: "<i>alle culture moderne sembra mancare un’intera parte di vita. Dilaga l’alienazione e la gente ha perso il contatto con le cose e con se stessa. Serve un rimedio, e il principio base può essere sintetizzato così: gioca con il tuo corpo e fanne ciò che vuoi. A mio avviso la gente ha un disperato bisogno di questi riti, ecco perché rinascono il piercing e il tatuaggio. In un modo o nell’altro, c’è bisogno di una cultura tribale</i>". Ma la parte interessante è proprio quella che riguarda il raggiungimento dell'estasi proprio attraverso la manipolazione e il dolore. Fakir fu infatti uno dei primi teorizzatori del “subspace”, tema tanto caro nell'ambiente bdsm, ovvero una sorta di trance mistica raggiungibile attraverso il dolore e la mortificazione e pari per intensità a un'esperienza sciamanica.</div>
<div>
Tale ritualistica è ancora oggi diffusa attraverso l'operato di alcuni gruppi, che hanno assunto la denominazione di "chiese" che continuano a operare modificazioni, sospensioni applicate direttamente sulla carne, prove di dolore e riti iniziatici per liberare il proprio corpo dagli orpelli terrenni e il raggiungimento di stati estatici attraverso la sofferenza (vedere a tale proposito Taboo su National Geographics che ha ripreso da vicino una di queste chiese statunitensi).</div>
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Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-43089403658493318212013-12-16T09:01:00.000-08:002013-12-16T09:02:08.270-08:00Libri: On Tour di Madame Ingrid - autoprodotto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://www.inmondadori.it/img/On-Tour-Madame-Ingrid/ea978886755193/BL/BL/82/NZO/FEKnImLOrESWBuv4c44ulA/?tit=On%20Tour&aut=Madame%20Ingrid" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://www.inmondadori.it/img/On-Tour-Madame-Ingrid/ea978886755193/BL/BL/82/NZO/FEKnImLOrESWBuv4c44ulA/?tit=On%20Tour&aut=Madame%20Ingrid" width="240" /></a></div>
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<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; }</style>
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Curiosando per la rete, tra negozi e
librerie online, ho scoperto che Mistress Ingrid di Brescia ha
scritto un libro dal titolo "On tour". Il libro è una
biografia che segue l'excursus di domina di uno dei nomi noti del
Bdsm nostrano tra aneddoti, esperienze di vita vissuta e riflessioni
personali.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Il libro è interamente autoprodotto e
acquistabile solo in formato digitale (epub o kindle) al prezzo
irrisorio di € 4,99.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
L'autoproduzione è croce e delizia per
gli autori indipendenti e spesso scelta obbligata, visto lo stato in
cui versa l'attuale editoria; di conseguenza il peso di questa scelta
non di rado si fa sentire. La forma e il linguaggio il libro avrebbe
bisogno di maggiori attenzioni e si sente la mancanza di un editor
esperto. Non ho apprezzato molto lo stratagemma letterario usato
dalla scrittrice che spesso si rivolge al lettore come se si
trattasse di un dialogo con un astante.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Diversa la questione sulle esperienze
professionali e di vita che si palesano quantomai variegate e
interessanti. Il libro, chiamandosi appunto On Tour, narra dei
svariati viaggi della dominatrice bresciana in tutto il mondo alla
scoperta del bdsm. Vacanze, a volte anche lavorative, che vanno dalla
giovinezza ai giorni nostri e che cercano di delineare un quadro del
bdsm nel mondo, dagli anni '80 a oggi. New York e le feste fetish,
Parigi, Londra e il torture garden, i Club Domina olandesi e
tedeschi, le feste nostrane, la Thailandia con poco bdsm e tanta
squallida prostituzione, l'Owk.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
È indubbio che tale excursus sia
colorato e meritevole di interesse; ed utile anche per ridimensionare
certi miti del bdsm (la Germania e il solito fin troppo idealizzato
Owk). A parte qualche cliché nell'atteggiamento, che ci sta anche
per rimanere nel ruolo, traspare comunque una figura sicura, senza
inutili eccessi, rispettosa dei sacri canoni di sicurezza del bdsm
che invita a riflessioni interessanti. Dopo i primi viaggi in Olanda
e Germania (posti liberi e sicuramente all'avanguardia in Europa ma
anche freddi, e distaccati) è a New York con il confronto con altre
domine non solo amatoriali, che Mistress Ingrid fa dei bilanci. Dopo
aver fatto amicizia con una prodomme statunitense nei cui progetti
futuri c'era trasformarsi "<i>in una semplice vecchia signora,
con la torta di mele sul davanzale e tanti nipotini in giardino.</i>»,
Mistress Ingrid evidenzia che "<i>per una persona come Michelle</i>
(la mistress in questione), <i>che in fin dei conti mi aveva dato
l'impressione di essere rimasta sé stessa fino in fondo, ne avevo
viste moltissime altre che avevano perso la loro identità. Non credo
che fosse dipeso tutto dal BDSM, però non c'era dubbio che qualcuno
avesse creduto così tanto al proprio personaggio di scena da aver
perso di vista la persona che c'era dietro; che qualcun altro si
fosse rifugiato in un dresscode fetish proprio per dimenticarsi della
propria miseria come essere umano; che altri ancora avessero
dimenticato perfino il più comune rispetto che bisognerebbe sempre
avere nei confronti di sé stessi e di tutto il prossimo</i>".
Un rischio davanti al quale nessuna è esclusa: "<i>Ripensandoci
oggi è incredibile quanto fossi ingenua. Non mi vergogno ad
ammettere che il rapidissimo successo che avevo ottenuto sin
dall’inizio come prodomme mi avesse un po’ dato alla testa:
quando non passa momento senza che ci siano decine di uomini (e
donne) che ti venerano come una dea, ti adulano e ti ripetono che
farebbero qualsiasi cosa pur di soddisfarti è difficile tenere i
piedi per terra. È un errore in cui ho visto cadere anche tutte le
altre ragazze che hanno scelto questo mestiere. A un certo punto,
soprattutto all’inizio della carriera, si finisce per credere un
po’ troppo al proprio personaggio e ci si ritiene infallibili, o
per lo meno molto più furbe di chi ci circonda</i>". D'altronde
cosa c'è di meglio di "<i>avere anche un secondo essere umano
che si riduce a svolgere i compiti più ripugnanti pur di compiacerti
– semplicemente perché la tua stessa esistenza esprime un potere
irresistibile su di lui</i>".</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Ma c'è altro: la consapevolezza che
alcuni non vivono il bdsm con liberazione e serenità ed è giusto
quindi un approccio diverso (" <i>Fosse stato uno dei miei
masochisti avrei trovato divertente infierire su una frustrazione
simile, ma lui era solo un’anima in pena</i>"); la descrizione
delle emozioni di una pratica (" <i>a quel punto ne percepisco
alla perfezione ogni respiro, ogni battito del cuore, ogni piccola
reazione. Da ciò che mi dicono i miei compagni di giochi la cosa è
quasi reciproca, e in ogni caso io la vivo come un’esperienza che
va al di là del normale incontro di dominazione e perfino al di là
del sesso</i>"); lo sgomento per il bieco sfruttamento minorile
visto in Thailandia (" <i>correre in hotel a fare la doccia più
lunga della mia vita, da cui uscii con la pelle tutta arrossata per
quanto mi avessi cercato di strofinarmi via i ricordi di ciò che
avevo visto. Ancora adesso, scrivendo questo capitolo, ho pianto
quasi quanto quella notte</i>"); riflessioni sul bdsm e sullo
status di sottomesso (" <i>Come dice un caro amico, un
sottomesso full time è tutto sommato un eroe romantico, che ricerca
le sofferenze e le umiliazioni più estreme per compiacere tanto sé
stesso quanto la sua Padrona; Tutto ciò è meraviglioso finché
viene osservato con gli occhi di chi condivide l’amore per queste
cose, ma basta togliere il contesto per rendere quella stessa persona
– come tutti gli eroi - solo un povero idiota, un pazzo da
curare</i>").</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E poi il mito Owk, ridimensionato assai
ma con equilibrio, evidenziando il lati positivi ma soprattutto
quelli negativi. Innanzitutto le carceriere non sembrano essere molto
rispettose della sicurezza delle pratiche (" <i>Non era la prima
volta che vedessi un massacro simile, ma davanti a quel corpo
abbandonato e tremante provai più pena che altro, e decisi che non
avrei mai messo in pericolo la salute del mio amico marchiandolo e
lasciandolo nelle mani di quelle esagitate</i>") e questo perchè
"quasi tutte quelle bellissime ragazze erano infatti semplici
studentesse la cui motivazione per trovarsi all’OWK consisteva nel
fatto che fosse un modo poco faticoso per guadagnare ben più che con
un lavoro normale, e senza nemmeno doversi troppo spogliare o fare
sesso con sconosciuti. Ciò significava però che non avessero
nemmeno la minima idea del perché tutti quegli uomini accettassero i
loro maltrattamenti. Il lato positivo, se vogliamo così chiamarlo,
era che in compenso il disprezzo altero che mostravano per gli
schiavi non fosse affatto simulato – e paradossalmente ciò faceva
loro perdonare molti eccessi da parte dei sottomessi".</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E ancora circa la trasparenza di questo
"paradiso" del bdsm: "<i>semplicemente, i clienti
sottomessi che giungevano da soli alla Città Nera, senza la
protezione di una Padrona che si prendesse cura di loro, dovevano
lasciare una caparra che comprendeva l’intero periodo e le pratiche
concordate. Se per qualsiasi motivo decidevano di abbandonare il
gioco prima della sua conclusione, quei soldi rimanevano comunque
nelle casse dell’OWK. E che facevano quindi le nostre ragazze?
Logico: infierivano fin dal primo istante sui clienti con una
violenza inaudita, “convincendoli” a scappare – tanto l’incasso
era assicurato lo stesso, e con molto meno impegno!</i>". Tutto
il mondo è paese insomma, altro che le sole ragazzette di facebook.
La corruzione del denaro ha dunque portato al declino la città nera
in quanto "<i>tutte le persone coinvolte condividano almeno a
grandi linee la stessa visione, è chiaro. E purtroppo nel caso
dell’Other World Kingdom col tempo è stato proprio questo a
mancare</i>".... " <i>la passione dei fondatori si è in
qualche modo esaurita.... L’unica cosa sicura è che a un certo
punto l’entusiasmo, la convinzione nella loro visione di un mondo
dominato in tutti i sensi dalle donne, è stata un po’ alla volta
sostituita da compromessi commerciali: il sogno si è trasformato in
lavoro (ingrato, senza dubbio) e la fatica ha preso il sopravvento</i>"
e dunque "<i>la tenuta in Cechia è rimasta attiva solo come set
per i video che hanno continuato a vedere piuttosto bene – almeno
finché quasi tutti gli acquirenti hanno capito di stare guardando
solo una pantomima</i>".</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
On tour si palesa dunque una piacevole
lettura, destinata ad essere consumata in poco tempo, un
modo per conoscere alcuni retroscena del mondo bdsm e il punto di
vista di una dominatrice di esperienza. Inoltre il prezzo proposto lo
fa diventare certamente un must per gli appassionati del bdsm.</div>
Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-25955849457312357202013-11-25T10:52:00.002-08:002013-11-25T10:52:13.527-08:00Bdsm totalizzante e spersonalizzante: SSC, Rack o pericolosa deriva?
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel mio girovagare per il web, ho
visitato tanti, tantissimi siti bdsm, forum e anche siti e blog di
svariate Mistress.<br />Mi ha incuriosito una cosa: spesso ho trovato
una frase ricorrente specie nei blog di alcune Mistress o nelle
sezioni moneyslavery di alcune Mistress. Una cosa che veste il bdsm
di un concetto davvero totalizzante e molto forte. In parole povere
chi intraprende una certa strada deve porre la padrona prima di ogni
cosa al mondo.<br />Si legge sul sito di una mistress nella sezione
dedicata alle candidature: “Io, la tua Dea, verrò prima di tutto e
tutti, senza eccezione alcuna”. Questo è un leit motiv che si
ripete spesso nei siti visitati. D'altronde lo conferma anche uno
schiavo di una nota mistress nel suo blog: “ l'ho espressamente
detto anche alla mia padrona, viene prima di tutto e di tutti”.
Volendo alzare il tiro, il concetto viene esplicato in maniera meno
generale altrove, dove tra le regole di una dominante si legge: “OGNI
PERSONA PRESENTE NELLA VS VITA , COMPAGNA, AMICO, FAMIGLIA ,GENITORI,
ECC...NON AVRANNO IMPORTANZA COMPARATA AD UN MIO ORDINE O DESIDERIO.
SE NON RIUSCIRETE AD ESAUDIRE I MIEI ORDINI E RISPETTARE LE MIE
REGOLE SARETE RIGETTATI”.<br />Lo stesso concetto lo si può
riscontrare anche nella concezione di dominazione di mistress estere;
una moneymistress, modella, prodomme americana argomenta: “<i>Alway
put Princess first! Yes, I'm sure you love your mom and maybe you are
married with kids....blah, blah, blah. If you adore the Princess, and
we both know you do, then you will make any sacrifice necessary to
make her happy</i>”.<br />Mi sono sempre chiesto se questi proclami
siano chiacchiere da chi vive di fantasie, se sono atteggiamenti
espressi per mantenere un personaggio e attrarre verso sé il
sottomesso di turno traendone così un qualche beneficio monetario o
materiale. Ma ammettiamo che ci sia davvero della consapevolezza
dietro a queste parole e ammettiamo che qualcuno che legge sia
davvero pronto ad aderire a un programma così drastico. Può davvero
il bdsm assumere dei connotati talmente invasivi da far si che si
rinneghi tutto per la figura dominante?<br />Ho sempre creduto nella
regola del SSC. Ma tale scelta è SSC? E quand'anche fosse Rack può
spingersi verso un limite così estremo, dato che comunque io non
penso al Rack come una sorta di libertinaggio? Analizzando meglio:<br />-
Sano: non credo che per sanità si intenda solo l'integrità fisica.
Guardiamo alla sanità come concetto che investe tutti gli aspetti
dell'uomo (salute, psiche, vita sociale). E' sano ritenere inferiori
(perchè alla fine di questo si tratta) persino gli affetti più cari
di fronte alla padrona? E' sano annullare la propria vita sociale?<br />-
Sicuro: per sicurezza non penso solo alle pratiche eseguite con tutte
le precauzioni del caso di modo che non ledano l'integrità fisica di
una persona. E quella morale? Quanto è sicuro, per il presente e
anche per il futuro di un individuo, piegarsi in maniera così totale
e spersonalizzante?<br />- Consensuale: E' vero chi accetta di divenire
schiavo lo fa per una sua libera scelta. Ma ci si può nascondere
sempre dietro il consenso del singolo? Non credo. La legge per
esempio non ammette il consenso sempre e comunque. Una scelta del
genere è figlia di un consenso libero? Arrivando a tanto siamo
sicuri che non si possa essere di fronte a una sorta di accettazione
sfrenata dovuta a una dipendenza smodata nei confronti di un istinto
e di una persona che lo incarna?<br />Ho sempre pensato al bdsm come un
gioco tra le parti. Un gioco con delle regole, e che ha una “messa
in scena” molto seria, i ruoli possono essere temporanei ma il
dolore e le umiliazioni sono reali. Anche quando si investe in un
rapporto D/s vi sono delle regole di modo che non si trascenda in
maniera pericolosa. Tra l'altro a leggere e sentire le testimonianze
di chi un D/s l'ha vissuto o lo vive (non posso dire la mia in quanto
i rapporti D/s non mi hanno mai interessato), nemmeno questo rapporto
pare freddo, distaccato, senza sentimento alcuno.<br />Lungi da me fare
moralismi sulle scelte individuali, ma credo che una pantomima come
quella da me riscontrata in tali proclami, possa avere un senso se
vissuta come gioco di ruolo, in una sessione, quindi per un tempo
circoscritto, per mettere del sale alla sottomissione ed amplificare
l'eccitazione.<br />Ma come stile di vita mi lascia perplesso in quanto
credo che il bdsm così vissuto implichi una perdita di contatto con
la realtà, trasformandosi in una gabbia che esclude completamente il
mondo esterno e le innumerevoli prospettive che può offrire.</div>
Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-44593852061577036322013-11-22T05:04:00.001-08:002013-11-22T05:04:39.994-08:00La Pianista di Michael Haneke<span style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0);"><iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/tXO5TPVVkDg?wmode=transparent" width="420"></iframe><br /><br /><br />PRODUZIONE: Francia<br />2001<br />GENERE: Drammatico<br />DURATA: 130'<br />INTERPRETI: Isabelle Huppert, Benoit Magimel, Annie Girardot, Anna Sigalevitch, Udo Samel, Susanne Lotar, Cornelia Kondgen<br />SCENEGGIATURA e REGIA: Michael Haneke<br />TRATTO dal romanzo di Elfriede Jelinek<br />FOTOGRAFIA: Christian Berger<br />MONTAGGIO: Monika Willi<br />SCENOGRAFIA: Christoph Kanter<br />COSTUMI: Annette Beaufays<br /><br />I film che hanno come tema il bdsm o in cui sono inserite tematiche bdsm mi creano sempre un senso di diffidenza in quanto spesso si riducono al racconto di figure comuni e stereotipate. Non è questo il caso de La Pianista. Cercare di spiegare La Pianista di Michael Haneke non è cosa semplice perchè è un film che si sviluppa su vari piani e che scava nella profondità dell'animo umano e del suo malessere. E' un film che non può essere visto superficialmente ma richiede grande attenzione per poter cogliere le sfumature complesse che animano l'intimo della protagonista e che altrimenti verrebbero falsate da un giudizio che verterebbe solo sull'aspetto narrativo della vicenda. La Pianista non è una storia d'amore (o perlomeno non solo, dato che forse l'amore in realtà è il grande assente della pellicola) nè è un film sul bdsm. Ma è un film sulla sofferenza umana che utilizza il bdsm per descriverla. La protagonista Erika, Isabelle Huppert (musa ispiratrice di Haneke), è una talentuosa insegnante di piano sulla quarantina che vive con una madre possessiva e invadente che le condiziona la vita (le chiede conto delle sue uscite, le telefona durante le lezioni). Erika è una donna frustrata, algida che ha represso le sue emozioni e che allontana da sè qualsiasi forma di rapporto umano. Erika ha un segreto: la sua vita sessuale mai realizzata, la porta a vivere un claderone di fantasie confuse e "perverse" in maniera morbosa. Si chiude nei peep show masturbandosi annusando i fazzoletti sporchi di sperma abbandonati, si improvvisa voyeur nei dirve-in eccitandosi alla vista degli amanti. Tutte queste fantasie si affollano nella sua testa cercando una valvola di sfogo che col tempo ha imparato a individuare: Erika è una sottomessa. Segretamente nella sua stanza cela sotto il letto una cassetta piena di strumenti che, presumibilmente utilizza per i suoi giochi erotici solitari: catene, corde, guinzagli. Il suo probabile fallimento come concertista la porta a sfogare con i suoi alunni la sua insoddisfazione, attraverso mortificazioni e umiliazioni che sminuiscono il loro lavoro. Erika, probabilmente per liberarsi, almeno in quegli spazi in cui è lei che comanda, dell'oppressione della madre a cui sostanzialmente è sottomessa, sfoga il suo sadismo con chi le è sottoposto. Ma è una reazione di riflesso, non è quello che cerca. Erika ama essere umiliata. Lo dimostra persino verso la madre, verso la quale nutre un sentimento morboso, quando una sera le dice, commossa e in un impeto di eccitazione "Mamma ti voglio bene" dopo che la stessa l'aveva mortificata verbalmente. La pianista un giorno conosce un giovane ragazzo, anch'egli pianista per diletto ma con un talento innato. Talento che Erika riconosce ma fatica ad ammettere. Il ragazzo la sedurrà dal primo momento, un colpo di fulmine che lo porta a desiderare da lei una storia d'amore passionale e romantica. Dopo i primi timidi tentativi di Erika di allontanarlo e di trattarlo alla stregua dei suoi alunni la stessa cede perchè vede in lui la figura idealizzata del dominante. Erika non avendo il coraggio di parlargliene, gli scrive una lettera nella quale si mette a nudo, ma in maniera fredda e chirurgica indicandogli asetticamente una lista di pratiche estreme che vorrebbe subire da lui, promettendogli sottomissione e fedlatà incondizionata. Alla lettura, il giovane si dimostra disgustato, le dà della malata, ciò che prima era per lui amore si tramuta in disprezzo. I due si inseguiranno nella speranza di realizzare un rapporto che non potrà vedere la luce per le divergenze profonde dei due.<br />Forse l'unico sprazzo di amore presente nel film è quello del ragazzo. Quello di Erika è solo un'illusione, un'idealizzazione delle sue fantasie represse, l'autoconvincimento che quella persona le darà ciò che vuole, un attaccamento morboso. Dal suo canto il ragazzo ha una formazione borghese e una concezione del sesso allineata al sentire comune; per lui il feticismo, le percosse, le corde sono solo un depravazione di una mente malata, da respingere con disgusto.<br />Haneke è un maestro nel raccontare senza giudicare, nel delineare dei complessi profili caratteriali e psicologici in maniera asciutta senza scadere in patetici romanticismi, moralismi e senza prendere parte a una tesi piuttosto che all'altra. Sì La Pianista è un film sulla sofferenza, sulla follia maniacale scaturita dalla repressione dei propri sensi; sul marcio che nasconde la società borghese e il marcio non è il sadomaso ma bensì la morale che ha soffocato e reso invivibile un modo di amare. E' un film in cui i personaggi che si muovono sono vittime e carnefici al contempo, in cui vi è la sconfitta di ogni rapporto umano. E in tutto questo giganteggia la Huppert che traduce nei suoi sguardi freddi ma pieni di rimpianto tutto il peso che si porta dentro.</span>Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-63618647853072170472013-11-19T10:32:00.001-08:002013-11-19T10:32:58.949-08:00Il web e il declino del Bdsm?
<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; }</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Internet ha rappresentato sicuramente
una grande innovazione negli ultimi anni entrando nelle case di tutti
come una vera e propria rivoluzione nella vita del singolo. Grazie a
internet si è imposto un cambiamento radicale nel mondo lavorativo,
ludico, delle informazioni, promozionale e della comunicazione in
generale. E' indubbiamente stato un grande aiuto, semplificando la
vita di molti e avvicinando le persone. Grazie a internet c'è stato
un accesso globale a diverse informazioni, prima appannaggio solo di
addetti a specifici settori, e negli stessi settori ha rappresentato
uno sdoganamento; chiunque può avere chiarimenti e un'informazione
adeguata in ogni campo. Pensiamo per esempio al mondo dell'arte dove
un neofita si può avvicinare, apprendendo nozioni base e trucchi dl
mestiere seguendo un forum o un tutorial su youtube. Ma tutto questo
grande accesso ad informazioni e altro, in un luogo virtuale dove la
proprietà privata ed intellettuale non esiste praticamente più
costituisce un'arma a doppio taglio. Sembra paradossale ma l'accesso
indiscriminato a determinate aree può essere anche deteriore. Per
fare un esempio, oggi con internet chiunque può entrare in possesso
di programmi per l'home recording (siano essi open e free che
craccati), gestendo così una serie di programmi professionali a
costo zero che lo mettono in condizione di fare musica da casa.
Stupendo si potrebbe dire, un mondo democratico in cui ciò che prima
era appannaggio di pochi facoltosi diventa alla portata di tutti. Ma
tutto questo ha davvero migliorato il mondo della musica? Non direi.
Se prima fare musica era sinonimo di dedizione (gente che lavorara
esclusivamente per acquistare un pedale per la chitarra e inseguire
il sogno di essere musicista), di sacrifici, spese, oggi chiunque può
scaricare una efficacissima pedaliera virtuale. Con la conseguenza
che se prima il fare musica era figlia di una "missione" e
le etichette investivano più sulla qualità, oggi chiunque può fare
musica dalla sua cameretta, magari solo per noia o per provare, con
il risultato che le uscite mensili sono decuplicate a discapito della
qualità, e oltre le etichette, anche piccole, che investono e vivono
anch'esse di sacrifici per dare alla luce un progetto, proliferano
netlabel che offrono prodotti gratuiti o a prezzi irrisori dove
spesso la qualità lascia a desiderare (ho scaricato l'album di un
sedicente pianista giapponese che aveva un tocco imbarazzante e non
possedeva alcuna cognizione del concetto di tempo per dirne
una).<br />Anche nel campo dell'informazione bisogna stare in guardia:
numerosi sono i blog di controinformazione che però lasciano il
tempo che trovano. Così, sempre per fare un esempio, se da un lato è
facile trovare un sito di medicina autorevole dove scrivono
professori e primari da tutta italia che offrono consulenze con
pareri veritieri, dall'altro troviamo siti e blog di pura
ciarlataneria che diffondo informazioni errate o pericolose fantasie
(la possibilità di curare il cancro col bicarbonato, la negazione
dell'esistenza del virus dell'aids).<br />Cosa c'entra il bdsm con
tutto questo? C'entra perchè il bdsm come disciplina ludica o seria
che sia, ovviamente ha trovato spazio nella rete. E questo non solo
attraverso forum, siti e social network a tema ma anche attraverso i
canali più canonici. Per farla breve oggi, una qualsiasi ragazza può
autonominarsi mistress e dominante per natura e aprire un profilo
Facebook o un blog personale. Fin qui nulla di male. Ma la questione
è su l'uso che si fa di questi canali. Tralasciando i profili delle
Mistress note ed affermate, che usano Facebook solo come ulteriore
vetrina e un modo per creare un punto di contatto con i propri fan (e
infatti qui si vedono commenti molto colloquiali e gentili),
sposterei l'attenzione sulle mistress fai-da-te.<br />Innanzitutto la
cosa che colpisce per prima è che i profili Facebook di queste
ragazze sono per lo più usati per esercitare la dominazione solo
attraverso la moneyslavery. Per la stragrande maggioranza
l'appellativo usato è Dea. Poche usano nick alternativi come Regina
o Domina. Nessuna Mistress (tranne le Mistress così come siamo
abituati a vederle). Vi risparmio il copia incolla degli status
imperanti, tanto sono tutti uguali, variando dai soliti epiteti come
"vermi, cani, coglioni" per poi richiedere la solita
ricarica wind, tim, vodafone a seconda del gestore. E' consuetudine
leggere quindi status fotocopia "coglioni chi mi fa una ricarica
tim?" in una sorta di gara all'accattonaggio. Consuete sono le
richieste di bonifici paypal. Le più ardite offrono umiliazioni in
cam o vendita di calze e intimo usato. Ho potuto leggere tra i
commenti anche uno status in cui la signora in questione chiedeva da
ogni contatto €. 50 a fine mese pena l'eliminazione L'impressione
che ho avuto è che si guarda a Facebook come una sorta di business
per avere soldi facili dove basta mettere la foto di un piede,
buttare un insulto e si è ricoperte d'oro. Ma lo si è davvero? A
ben guardare i commenti non direi. E' sovente che le stesse si
lamentino della poca serietà dei propri contatti che parlano,
parlano ma non agiscono mai. "Facebook è uno schifo, gli
schiavi seri sono pochi" o ancora "Tutti dicono di essere
veri schiavi ma pochi lo sono. Chi non sa viziarmi verrà
cancellato"; "Non siete veri schiavi". Il metro di
giudizio per testare la veridicità di uno schiavo è quindi il
denaro. Chi non paga non può ambire a tale titolo. Che su facebook
ci sia una torma di segaioli che sbava dietro foto di piedi e insulti
gratuiti e plaude alla dea di turno con commenti tipo "la dea ha
sempre ragione. siamo dei coglioni!" è indubbio; che ci sia
anche chi gioca a fare il segaiolo prendendo per il culo le dee è
altrettanto indubbio. D'altronde chi semina raccoglie.<br />A volte
però tali atteggiamenti sopra le righe si possono riscontare anche
in mistress che fanno sessioni e sono abbastanza conosciute (più
raramente ma capita). <br />Visionando i blog le cose non cambiano di
molto. La moneyslavery la fa da padrona, ma cosa più curiosa si
possono leggere amenità ancora più estreme se vogliamo, con una
serie di raccontini e offerte che entrano in maniera prorompente
nell'ambito del diritto penale con una disinvoltura quasi disarmante.
Una mistress che dice di essere proprietaria di uno schiavo trav che
cede a chiunque ne voglia fare uso (anche wc completo) dietro
ovviamente compenso che intasca lei. Contattarla sulla sua mail o sul
suo cellulare (visibile). O un'altra ancora che (come al solito) non
è una money mistress convenzionale, che rapisce le coscienze e con
possiamo fare a meno di lei e altre amenità, che si arroga il
diritto di ricattare uno schiavo in vista e indietro con i pagamenti,
con telefonate alla moglie dello stesso. Quantomeno
agghiacciante.<br />Ora questo è il quadro, desolante a mio avviso, di
quello che è parte, ovviamente, del bdsm "sdoganato" in
rete. Qualcuno di voi mi potrà dire che questo non è il "vero"
bdsm (come se ce ne fosse uno), che queste sono solo ochette in cerca
di soldi facili non rappresentative di un'intera comunità (e ci
mancherebbe). Ma di fatto ci sono e operano. E magari qualcuna
sessiona anche (con tutti i rischi annessi per esempio alla mancanza
di igiene dell'attrezzatura, o in una pratica come il trampling
eseguita senza alcuna conginizione di causa), partecipa anche a feste
a eventi, facendosi conoscere, pensando forse di acquistare in tal
modo notorietà e di farsi un nome. E di fatto non si può nascondere
che anche questa è una fetta di bdsm che volenti o nolenti è
diventata una realtà.<br />Per fare un esempio culinario, ormai in
Italia vi sono migliaia di ristoranti cinesi dal menù a 15€ che
propongono le solite portate che sanno tutte di soia fritta. Qualcuno
potrebbe obiettare che la vera cucina cinese è altra e che è tutto
un altro pianeta. Ma di fatto questi ristoranti sono ovunque e per
molti rappresentano la cucina cinese.<br />Con questo non voglio dire
che esiste un bdsm autentico e uno meno veritiero ed è chiaro che
alla fine dei conti ognuno lo vive un po' come crede e che alla fine
conta ciò che ognuno fa nella propria intimità. Non voglio fare
moralismi di sorta ma in ogni caso questa riflessione personale nasce
dal fatto che il web ha in qualche modo "distorto" lo
spirito del bdsm. E che se per alcuni può essere una nuova frontiera
o un nuovo modo di vivere il bdsm, a me sembra un po' un'involuzione
che in alcuni casi può portare a pericolose derive (sopra
descritte).</div>
Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-45682086542823547062013-11-15T02:55:00.001-08:002013-11-15T02:55:34.804-08:00Blackmail
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<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cos'è il blackmail? Letteralmente
blackmail vuol dire ricatto. La pratica ha una forte presenza negli
Usa dove vanta diversi estimatori/trici e pian piano si è diffusa
(almeno sulla carta) in altri paesi. Anche in italia iniziano a
spuntare siti dove Mistress (e a volte pseudo tali) affermano di
praticarlo. In buona sostanza il blackmail consiste in un accordo
consensuale (!) tra la dominante e il sottomesso con il quale
quest'ultimo fornisce all'aguzzina una serie di dati sensibili
(numero di telefono della moglie, del posto di lavoro, dati account,
coordinate bancarie ma anche foto ben visibili del sottomesso in pose
compromettenti) e si sottopone a un vero e proprio gioco al ricatto
sempre sul filo del rasoio in cui giocano molto l'eccitazione della
paura, il sapersi completamente alla mercè di una persona e il
cedimento alle richieste di questa (per lo più di natura economica).
Come ho scritto il blackmail, pur non essendo pratica fisica ma
prettamente mentale si rivela alquanto estrema. Ma fino a quando un
gioco che si dice essere consensuale, rimane tale senza provocare
conseguenze devastanti nella vita di chi si sottopone? Quali sono i
limiti, contorni e sfumature di questa pratica?
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
E' chiaro che la messa in atto di tale
pratica presenta elementi caratterizzanti del brainfucking (tema già
trattato qui :
http://lettersfromsubspace.blogspot.it/2013/11/brainfucking.html)</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Nel libro "Teoria della
dominazione finanziaria" (di Franco Angeli, Hoepli e disponibile
per la visione su google libri), l'autore ravvisa una figura
ulteriore e mitigata che si dovrebbe mantenere in una dimensione
ludica e che si contrappone alla drammaticità del Blackmail. La
figura in questione è il Greymail. La base di partenza è pressocchè
identica con l'unica differenza che il Greymail rappresenta un gioco
che non sfocerà (almeno nelle intenzioni iniziali) in un danno
effettivo per il ricattato. Ovvero detto in soldoni, un ricatto con
la consapevolezza che questo è solo un gioco di ruolo e non ci sarà
alla fine nessun danno (sputtanamento detto in soldoni) nonostante le
minacce (che sarebbero quindi simulate). O comunque le conseguenze
sarebbero infinitesimali o ben circoscritte. Fa notare l'autore però,
ed è la stessa domanda che mi sono posto anch'io, se le basi di
partenza e il modus operandi sono pressocchè analoghe, in ogni caso
come si può evitare che il rapporto, sebbene consensuale e simulato,
non degeneri dispiegando i suoi effetti dirompenti? E' chiaro che in
un “gioco” talmente forte la rovina ma anche la deriva patologica
è dietro l'angolo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
A questo punto è chiara la differenza
tra il blackmail e la semplice dominazione finanziaria, quest'ultima
caratterizzata da un semplice dare, soddisfare i vizi del dominante e
provare eccitazione in questo, senza pertendere alcuna contropartita.
Giuridicamente parlando la moneyslavery di per sè non costituisce
reato almeno di base ma ben può dispiegare derive giuridiche. Non ha
gli elementi caratterizzanti dell'estorsione nè della truffa (non vi
sono gli artifizi e raggiri richiesti dalla legge ma mi pare invece
richiesta limpida ed esplicita.). Ma in alcuni casi si potrebbe
ravvisare la circonvenzione di incapace, quando questa viene
esercitata su persona malata nella psiche (malattia anche parziale) o
quando il sottomesso si trovi in una condizione di sudditanza
psicologica e debolezza psichica tale da far scemare grandemente la
sua capacità di intendere e di volere in quel dato momento.
Potrebbero in alcuni casi ravvisarsi anche conseguenze in campo
civilistico, per esempio in un rapporto di coppia, come una
separazione giudiziale, in base all'art. 151 c.c. quando vi siano
fatti gravi che inficino la regolare prosecuzione del matrimonio, con
addirittura l'eventualità di un addebito di separazione, in base
all'art. 143 c.c. se tale dominazione dovesse integrare la violazione
dei doveri matrimoniali quali l'assistenza morale e materiale. In
realtà tali eventualità possono essere ascritte anche alla
blackmail.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La blackmail, almeno in Italia,
costituirebbe reato anche quando i limiti del gioco non vengono
superati. Il momento consumativo dell'estorsione si ravvisa nel
momento in cui a seguito delle minacce si verifica un danno ingiusto
della persona offesa con conseguente profitto del reo. Se le minacce
non riescono a far conseguire all'estorsore il danno ingiusto ed il
relativo profitto si avrà invece il solo tentativo di minaccia. In
entrambi casi saremmo comunque in presenza di un reato.<br />In Italia
il ricatto consensuale non esiste. Non è disciplinato dalla legge, è
fuor di logica e pare che non esista, ovviamente una casistica in
merito. In ogni caso reputo che mai, tenendo conto dei principi
generali del diritto, l'estorsione potrebbe essere scriminata
dall'art. 50 del codice penale. L'art. 50 cp disciplina il consenso
dell'avente diritto e recita: "Non e’ punibile chi lede o pone
in pericolo un diritto, col consenso della persona che puo’
validamente disporne". Il fulcro della questione ruota tutto
intorno a quel "che può validamente disporne". Il ricatto
per quanto consensuale, consistendo in una sequela continua di
minacce volte a rovinare pubblicamente la persona (per lo più) in
cambio di denaro, va a minare e ledere la libertà dell'individuo
nella sua integrità. Libertà di scelta, di movimento, di disporre
liberamente delle sue risorse perchè sempre sotto la prospettazione
di un danno ingiusto. Quindi va a investire la libertà nella sua
interezza colpendone vari aspetti. Essendo la libertà un diritto
indisponibile, il consenso della persona offesa non può trovare
applicazione, e così non trova applicabilità la scriminante
dell'art.50. Ecco perchè secondo me, almeno giuridicamente, la
pratica del blackmail in Italia è irrealizzabile senza incorrere in
sanzioni.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<table cellpadding="4" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<colgroup><col width="5*"></col>
<col width="251*"></col>
</colgroup><tbody>
<tr valign="TOP">
<td style="border: none; padding: 0cm;" width="2%">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" style="width: 100%px;">
<colgroup><col width="256*"></col>
</colgroup><tbody>
<tr>
<td style="border: none; padding: 0cm;" width="100%">
<br />
<br />
</td>
</tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
</td>
<td style="border: none; padding: 0cm;" width="98%">
<div align="LEFT">
<br />
</div>
<br /><br /><br />
<br />
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-39742243493999247202013-11-14T08:10:00.001-08:002013-11-14T08:10:37.731-08:00Spiritualità e Bdsm
<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; }</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
"Senza nutrimento e senza vestiti,
il corpo smagrisce e diventa debole. Senza erotismo, la mente è
agitata e insoddisfatta. Senza virtù, la coscienza si travia. Senza
spiritualità l'anima si degrada". Questo diceva un motto zen
trovato girovagando per la rete. Le connessioni tra spiritualità ed
erotismo sono molteplici e investono svariate filosofie di pensiero
che vanno dall'Oriente all'Occidente. Dalla pratica del kinbaku in
Giappone, alle filosofie religiose hindu che guardano alla castità e
al piacere come esperienza mistica (in un certo modo riprese nel bdsm
proprio nella pratica della castità); o sempre, nella religione
hindu, il Kama, il piacere che attraverso l'unione tra uomo e donna
ricrea l'unità divina; ma anche in Occidente attraverso commistioni
tra eros, esoterismo e misticismo.<br />Il campo che ci riguarda è
invero assai ampio, ricco di sfaccettature e modi di vivere
diversissimi tra loro, alcuni che viaggiano su binari distinti e
paralleli e altri che si incontrano. Il bdsm è grande libertà e
ognuno vive questa esperienza come meglio crede, da feticista,
masochista, sottomesso; a volte con pratiche cristallizzate e
ripetute, altre come percorso evolutivo della propria sessualità. Di
base però noto che ognuno di noi cerca, in ogni caso, nel dominante,
una figura capace di interpretare il proprio essere, con la quale
entrare in sintonia e che sia in grado di donare quell'umiliazione
ricercata che in qualche modo annulli e faccia astrarre dalla
realtà.<br />Nel secondo caso quindi, ovvero coloro che cercano un
percorso all'interno del bdsm, credo che si possa fare un
parallelismo tra bdsm e spiritualità.<br />Da che mondo è mondo la
spiritualità viene vissuta (semplificando) come una ricerca
interiore che riesca ad elevare il nostro spirito. Ma come tutto
questo può coniugarsi col bdsm?<br />Un'esperienza bdsm molto intensa
va a toccare svariati aspetti della propria interiorità. Aspetti
spesso non conosciuti a priori che si scoprono man mano e che portano
al superamento di alcune soglie di limite facendone affiorare altri.
Una volta mi è stato detto che io sono un viaggio. Che fare sessione
con me è come un viaggio ignoto in cui si conosce la partenza ma non
l'arrivo. Questa frase mi ha fatto molto riflettere, mi ha dato una
visione su me stesso che prima non avevo o meglio che vivevo senza
averne contezza. Questo viaggio ha rappresentato non tanto un provare
curioso di nuove pratiche e non solo un superamento di diversi limiti
ma anche una ricerca interiore. La ricerca del nuovo,
dell'inesplorato, il superamento fisico e mentale di alcune barriere,
porta inevitabilmente a una conoscenza più approfondita del proprio
corpo e della propria anima. Le sollecitazioni al dolore, la gestione
dello stesso, le interazioni con alcune parti del corpo, fanno
scoprire come il corpo reagisce a qualcosa di nuovo, la sua
resistenza e la sua risposta agli stimoli. Impariamo quindi a
conoscere meglio il nostro fisico. Ma anche a livello mentale vi sono
innumerevoli reazioni: ripensamenti, disagi, piacere, estasi,
spiazzamento ma voglia di riprovare, sfiducia, paura e poi di nuovo
determinazione. Questa costellazione di sentimenti presenta molti
punti in comune con ciò che è un percorso spirituale che tende
all'elevazione del proprio essere, fatto di cadute, a volte di
rinunce ma anche di risalite e appagamento.<br />Il dolore fisico è di
primo acchitto uno dei primi veicoli che ci dà indicazioni proprio
per l'immediatezza con la quale il corpo reagisce al dolore. Sul
piano prettamente fisico si attua il primo approccio verso una
“spiritualità bdsm”. Il dolore provocato da un frustata non è
il semplice “picchiami, picchiami più forte” tipico degli
stereotipi o dell'immaginario che vediamo per esempio in alcune
commedie. Attraverso il dolore si vivono svariate emozioni che
implicano la scoperta di sé, la consapevolezza delle proprie
possibilità, il voler superarsi ma anche la dedizione verso il
dominante e la sopportazione per lui/lei. Il dolore è un'unione, il
primo legame tra il sottomesso e il dominante, ma non solo. A livello
puramente personale spesso il dolore è una catarsi, un'espulsione di
energie negative, una sublimazione delle proprie sensazioni, forza
interiore e anche meditazione o “purificazione”.<br />Ovviamente
tutto ciò spesso si implementa con il piano mentale, che in un
rapporto bdsm reputo molto importante. L'adorazione che si crea tra
lo schiavo/a e la Padrona/e, la visione della stessa come “sacra”,
implica un annullamento e un abbandono che fanno trascendere dalla
realtà per portare verso un'estasi dei sensi.<br />Si è parlato
spesso del rilascio di endorfine come conseguenza di tutto questo e
di come la chimica del nostro corpo possa farci raggiungere stati di
alterazione psichica come il Subspace. Fakir Musafar (fachiro e
santone dei Modern Primitives, esploratore e teorizzatore dell'estasi
attraverso il dolore) definiva il Subspace come un'esperienza vicina
a quelle mistico-sciamaniche.<br />Ed effettivamente qualcosa di
mistico c'è in tutto questo: l'annullamento e l'abbandono del
proprio io, l'elevazione del proprio spirito rispetto al proprio
fisico, l'isolamento temporaneo dalla realtà, l'estasi dei sensi
fino al raggiungimento di uno stato di benessere.<br />Ma a voler andar
oltre, tutti questi elementi presentano punti di contatto con la
religiosità. Lungi da me voler far un parallelismo tra religione
cristiana e bdsm ma ben riflettendo similitudini nell'attitudine, pur
con motivazioni diverse di fondo, si possono evidenziare. Si pensi
infatti al martirio, alle pene e alle torture subite da Santi e Beati
in difesa del credo evangelico e quindi del loro Signore. Ma senza
scomodare i Santi, si pensi ai semplici devoti che offrono le loro
sofferenze a Dio o che per lui provano penitenze. Concettualmente la
base di partenza è di gran lunga diversa, ma se si riflette, anche
nel bdsm le proprie sofferenze e il superamento dei limiti sono
offerti per devozione verso la propria Padrona/e.<br />In effetti se si
vanno ad analizzare alcuni rapporti D/s estremi o totalizzanti (ma
direi anche alcune sessioni singole, però molto intense) contengono
alcuni elementi tipici della religiosità (ed anche della relgione):
l'adorazione totale del dominante alla stregua di un dio, la
dedizione alle sue regole, il donarsi completamente, l'umiltà, il
castigo e l'assoluzione, il piacere ma anche il sacrificio, la
supplica e la preghiera. Non a caso alcuni rapporti bdsm sono pregni
di una certa ritualistica che richiama quella prettamente religiosa
(non da ultima la comunità Goreana). Ed è vero anche che molte
sollecitazioni sono stimolate non solo dalla ritualistica ma anche da
determinati ambienti ed atmosfere; si pensi a un luogo adatto per
struttura e disposizione o a un sottofondo musicale estraniante e
meditativo. Sono elementi, credo, che possono favorire
un'amplificazione delle emozioni e delle sensazioni.</div>
Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-76268000530849741262013-11-14T03:50:00.001-08:002013-11-14T03:50:55.312-08:00Brainfucking
<style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; }</style>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Definire in maniera esaustiva e
corretta il Brainfucking (conosciuto anche come Mindfucking ed
Headplay) è veramente un'impresa. Poca la “letteratura” a
riguardo e spesso anche farraginosa. Molto spesso contraddittoria e
comprensiva di un novero di pratiche legate all'umiliazione in ambito
psicologico. Innanzitutto è bene precisare che il mindfucking è
pratica usuale nella vita di tutti i giorni e in qualsiasi ambiente:
lavorativo, spirituale, politico, pubblicitario e anche sessuale.
Sull'argomento ultimamente in Italia è stato scritto un libro
“Mindfucing – come fottere la mente” di Stefano Re.<br />In
ambito bdsm il brainfucking è quell'insieme di pratiche che agiscono
a livello psicologico, intervenendo sui punti deboli del sottomesso e
operando così una vera e propria manipolazione atta a distruggere le
difese dello stesso ed ottenere la resa mentale.<br />Mi sembra chiaro
che una pratica del genere, per bene inquadrarla, necessiti di un
percorso continuativo tra sub e Dom perchè non può esaurirsi e non
potrebbe dispiegare al meglio i suoi effetti, in una sessione una
tantum, specie se questa è scevra da un rapporto di sottomissione
costante.<br />Lo scopo dunque, del Dom è quello di entrare nella
testa del sub, e agire su quelli che sono i suoi punti deboli, paure
o altri elementi di stimolo, al fine di far venir meno le difese
erette dalla razionalità e le resistenze, attuando pian piano una
manipolazione mentale che diventa sempre più invasiva, man mano che
la mente cede, con il fine ultimo di assoggettare totalmente il sub a
sé e stimolare ed intensificare la sua risposta erotica.<br />Le
tecniche per addivenire a questo sono molteplici e, pur sempre agendo
sulla psicologia del soggetto sottomesso, variano da persona a
persona in relazione alla sua natura ed alla reazione agli stimoli.
Si passa dall'abuso verbale o alla creazione di scenari appositi per
estraniare e destabilizzare lo slave, si può agire su fattori come
ansia, paura, attesa, incertezza di cosa accadrà. Per esempio il Dom
può privare i sensi del sub (tramite bendaggio, tappi) e lasciarlo
in attesa ma nella consapevolezza che qualcosa prima o poi e non
saprà quando, accadrà, ingenerando in lui uno stato di pressione
psicologica che porta all'asservimento.<br />Ma ancora Ayzad teorizza
questa definizione: “<i>Denominazione generale delle pratiche di
dominazione psicologica basate sullo spiazzamento del sub con
discorsi e comportamenti inaspettati</i>.”. Si parte sempre dalla
medesima base, ovvero far leva su una debolezza o una paura dello
slave e approfittarne di questa per impartire un ordine inaspettato e
spiazzante. Il risultato potrebbe essere una risposta a livello
erotico allo stimolo ma potrebbe essere anche un senso di smarrimento
o di ribellione nel sottomesso. L'inghippo però c'è, facendo leva
appunto su un punto debole, magari un qualcosa di irrinunciabile per
lo slave, il Dom sa che probabilmente dopo la ribellione e lo
smarrimento iniziale, il sottomesso può cedere e quindi arrendersi
all'ordine, proprio perchè magari quella sollecitazione sessuale e
quella eccitazione sono per lui irrinunciabili.<br />A volte si può
partire per esempio da un semplice abuso verbale che va a toccare
alcune corde del sottomesso che risponderà con una
sovra-eccitazione; da qui il battere del Dom su quel punto, e con un
lavoro di fantasia, impartire ordini destabilizzanti tesi a un suo
cedimento e all'umiliazione totale e alla sudditanza completa di
quella persona.<br />Tutte queste sollecitazioni inoltre, provocano
stimoli erotici e un aumento esponenziale dell'eccitazione che può
portare il sub a quello stato semi-mistico di estraneazione
teorizzato come <b>subspace</b>.<br />Molto spesso, essendo
caratterizzato il mindfucking da un compendio di pratiche molto
comuni, ma lavorate ad arte, è possibile che si stia attuando questa
pratica in maniera spontanea e non premeditata da parte del
Dom.<br />Qual'è il rischio di tutto questo? Anche se non è una
pratica fisica che quindi non lascia segni, e non mette a repentaglio
la salute del fisico, a mio parere il Brainfucking rientrerebbe più
nel Rack che nel SSC. Agire in maniera così invasiva sulla mente di
un individuo può lasciare segni (chissà anche permanenti) sulla sua
pische e non è cosa da poco. Per cui chi intende intraprendere un
rapporto basato su questa pratica dovrebbe essere cosciente dei
rischi a cui va incontro e accettarli (per questo parlo di rack).<br />Il
pericolo maggiore è l'eventuale assenza di equilibrio da parte del
Dom, che dovrebbe sapere quando fermarsi allo stesso modo in cui lo
farebbe in un eccesso di frusta o caning. La parte debole è appunto
lo slave, proprio perchè si agisce sulle sue debolezze, e in tal
caso la resa, la spersonalizzazione, scandita dalla sua eccitazione,
è dietro l'angolo. Con effetti che possono portarlo ad atti estremi
e anche nocivi per la sua pische. Senza contare che trovandosi di
fronte a una persona senza scrupoli, è facile una manipolazione
mentale violenta finalizzata ai suoi scopi che porterebbe a effetti
deleteri per la vita sociale del sottomesso nonché a strascichi
sulla sua psiche.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La dominazione mentale però non sempre
sfocia in brainfucking. Prendiamo una singola sessione dove uno slave
viene portato a compiere atti degradanti. Rimane un episodio isolato
e non continuativo e comunque non possiede quella finalità di
abbattere le barriere di resistenza della mente e di manipolarla.
Quindi il brainfucking ha un fine ultimo:spiazzare, sorprendere,
atterrire per prendere il controllo della mente.<br />Facciamo alcuni
esempi che possiamo riscontrare nel quotidiano per chiarire meglio e
poi trasportiamo il tutto in ambito bdsm. Il mindfucking è spesso
utilizzato in grandi aziende, come call center o sopratutto aziende
che hano fini di vendita commerciale attraverso una rete capillare.
Dapprima si inizia con lo studio del lavoratore attraverso schede
tecniche di valutazione caratteriale. Da un certo risultato si passa
al controllo del comportamento della persona inculcandogli nozioni
utili ai fini dell'azienda, come per esempio l'importanza del gruppo
e lo sminuimento dell'individuo. Molto fa da cornice l'ambiente, per
esempio ornato da poster o quadri con scritte come "Il gruppo è
importante, la forza è nel gruppo, il singolo non è niente, il
gruppo dà forza" ecc. Poi si passa al controllo dello stato
emotivo, attraverso un linguaggio ad hoc che tende ad agire
sull'emotività del singolo, ora facendolo sentire importante per un
singolo atto, ma sempre all'interno del gruppo che è l'obiettivo
finale (questo magari nei più deboli), ora agendo in maniera più
violenta, con mortificazioni personali davanti al gruppo, per i più
resistenti. Vi sono svariati esempi di cronaca di alcune holding in
cui la capacità del singolo resistente veniva sminuita e umiliata
con atti inumani e da mobbing oltre che di violenza vera e propria:
badge strappati e calpestati, mortificazione dell'ego, segregazioni
in sgabuzzini (in un caso ci fu un episodio di calpestamento vero e
proprio). In alcuni casi si usa la tecnica dello slogan che si fa
ripetere ad alta voce a tutto il gruppo allo scopo di creare una
"Verità" a beneficio degli appartenenti, con la scusa di
creare affiatamento e fiducia, in realtà in quel momento si sta
effettuando un lavaggio del cervello. Altri sistemi di mindfucking
sono quelli usati dalle sette. Si fa leva su uno stato di smarrimento
sociale o spirituale della vittima inculcando una serie di "verità"
che lo facciano sentire valorizzato, indicandogli una via verso una
pace interiore inesistente, che lo isolino da un realtà che già
viveva con diffidenza, e che attraverso un lavoro mentale quella
realtà sia definitivamente percepita come un qualcosa che rifiuta la
vittima, che lo sminuisce, portandolo invece a una dipendenza del
culto della setta che al contrario lo valorizza. Questo avviene anche
con la distorsione della realtà, con l'occultamento di informazioni
o somministrando informazioni errate o parziali di comodo. In questi
casi il cosidetto deprogrammatore (colui che aiuta queste persone ad
uscire dalle sette) non fa altro che operare un altro percorso di
mindfucking volto a demolire le certezze consolidate e a spostare la
dipendenza del soggetto dalla setta a lui. Una volta che la vittima
sarà in suo potere avverrà un altro processo, quello di
liberazione, ovvero il deprogrammatore libererà il soggetto dalla
dipendenza verso la sua persona e da ogni tipo di dipendenza
riportandolo alla realtà.<br />Nel bdsm tutto questo può ben essere
applicato, ma diverso è lo stimolo su cui si agisce che è di tipo
erotico e sessuale. Un esempio può essere la già citata privazione
dei sensi. Si pensi a uno slave immobilizzato, bendato, e isolato
acusticamente, non ha più percezione dell'esterno ma sa che è alla
mercè del dominante che in qualsiasi istante, ma non si sa quando,
può fargli qualcosa, ma non si sa cosa, facendolo cadere in uno
status di pressione psicologica ed emotiva. Partendo dallo stesso
esempio il Dom può far credere al sub che gli farà qualcosa di
terribile, che di fatto non gli farà. Per esempio gli promette che
gli spenerà delle sigarette sul corpo (magari sapendo che non è un
amante delle bruciature) o che gli procurerà delle scosse elettriche
(magari sapendo che ha il terrore della scossa). Anche se di fatto
non lo farà, lo scopo è quello di ingenerare terrore nello schiavo
inerme, che si attende qualcosa di estremo che magari non gradisce o
che magari lo eccita a livello mentale ma ha paura di sopportare, e
quindi recargli uno stato di ansia, pressione, paura ma al contempo
eccitazione. Dopo un trattamento del genere è plausibile che la
mente ne risulti ammorbidita, quando non annientata, e pronta per una
manipolazione successiva che rende lo schiavo sempre più arrendevole
e succube.<br />Gli esempi sono davvero molteplici tanti quanto la
fantasia umana, per cui uno solo non sarebbe esaustivo e comunque non
renderebbe la vastità di questa pratica.<br /> Tutto questo al fine di
sviscerare la sua attitudine latente o magari forzarla, inculcandogli
un certo comportamento e un certo convincimento, vicino al plagio,
finalizzato a un asservimento totale e alla perdita di dignità per
diventare quello che vuole la padrona.<br />E' bene interrogarsi anche
sugli effetti legali di tale pratica. Il reato di plagio che era
disciplinato dall'art 603 cp e che recitava: " «<i>Chiunque
sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale
stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici
anni»</i>, è stato abrogato a seguito di dichiarazione di
incostituzionalità nell'81. Ragionando in questi termini quindi il
brainfucking non è illegale. Anche se ci sono state proposte di
legge per la reintroduzione di tale reato.<br />Potrebbe, e dico
potrebbe, concretizzarsi il reato di circonvenzione di incapace. Però
è da valutare attentamente in quanto la circonvenzione si
concretizza in un'attività di suggestione e di induzione su un
soggetto incapace e quindi o un minore o chi versa in uno stato di
infermità pischica. Difficile (ma non impossibile) che un tale
rapporto così particolare si instauri con tali soggetti. Inoltre il
reato viene commesso da chi, “abusando” delle condizioni di
inferiorità (incapacità) della vittima, la “induce” a compiere
un atto contrario ai suoi interessi economici. Quindi se non c'è un
profitto economico dell'agente con depauperamento del soggetto
passivo non siamo in presenza di tale reato.<br />Potrebbero
concretizzarsi altri reati, ma questo dipende dagli ordini impartiti,
da valutare caso per caso ed è impossibile farne un'analisi a
priori.
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Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7255910033668548676.post-71708254785482003972013-11-14T03:19:00.003-08:002013-11-14T03:23:54.829-08:00BenvenutiDa dove si potrebbe cominciare? Dalla solita spiegazione dell'acronimo BDSM? Quasi scontato direi. E' ormai cosa risaputa, persino wikipedia ne parla. Di forum, siti e blog sul bdsm nel web vi è un numero spropositato e questo probabilmente non aggiungerà nulla di nuovo all'argomento. Mi accingo per cui, senza velleità alcuna, a esprimere, come da titolo, i miei pensieri su alcune tematiche, pratiche ma anche sull'arte, la cultura e qualsiasi altra tematica inerente al bdsm. Con la speranza che il lettore, fisso o occasionale che sia, possa apprezzare e confrontarsi, attraverso i commenti, su questo mondo.<br />
Buona lettura.Rainforest77http://www.blogger.com/profile/06173434329995728139noreply@blogger.com2